Una partita di Golf dell’AIGG

Con l’Associazione Italiana Giornalisti Golfisti cui mi pregio appartenere, sono andato a giocare una gara  di Golf al Campo di Salsomaggiore Terme. Non c’ero stato mai, sebbene che io abbia avuto l’opportunità di conoscere quasi tutti i migliori Campi d’Italia. Ebbene, sono stato piacevolmente sorpreso, e anche per più di una ragione. L’altitudine non è tanto elevata, per arrivarci però, la strada è stretta e difficoltosa; la sensazione è di essere in alta montagna. Percorrendola, vien da pensare al classico “per aspera ad astra”. E infatti così è stato, siamo andati nel bello . Già lungo il tragitto, alcune abitazioni regalano il piacere del gusto espresso dalla struttura delle case di un tempo, tipiche di questa parte dell’Emilia, edificate in un particolare tipo di pietra. Molto belle!

Sempre apprezzando, arriviamo al Circolo a tempi ormai stretti, manca poco alla partenza. Un piacevole contatto veloce con la segreteria per la registrazione, quindi mezzo cestino per la routine pre gara, e subito in Campo. Ed ecco, la gemma incastonata sotto le prime pendici dell’Appennino emiliano: 18 buche da campionato che si snodano accanto alla città termale, in un panorama stupendo. Un Par 72 che si estende su 5.761 metri, ad un’altitudine di 360 mt. Cinque buche sono interessate dalla presenza di 3 specchi d’acqua che inorgogliscono il paesaggio, ma che impongono attenzione, perché i bei laghi sono anche desiderosi di catturare quelle palline che non han voluto dare buon ascolto al giocatore. Non è Campo facile da giocare, soprattutto da chi non lo abbia sottomano. Nel tee-shot che incrocia quei fairways ondulati che ricevono la palla, spesso non la trattengono, la fanno scendere “verso il mare tempestoso”. Ed è questo che raccomanda, più che suggerire, l’uso del cart a chi come me non è più giovane.

I green sono velocissimi, i bunker creano bellezza con quella sabbia che non è sabbia, ma granelli brillanti, residuo della lavorazione del marmo delle Alpi Apuane.

Il mio gioco non è stato buono, proprio no, ma piacere sì l’ho avuto, nel trascorrere la giornata in quell’ambiente, con accanto tre giocatori bravi nel gioco e con il tratto del gentiluomo: Agostino Stival, Maurizio Lilli, Vito Mavillonio, quest’ultimo ha anche conquistato il primo premio amici. Corretti, gentili, sempre attenti nell’impegno di ritrovare con successo le palline entrate nel rough.

Si intuisce chiaramente che nel costruirlo, il percorso è stato preparato senza alcun movimento di terra, salvaguardando il più possibile le caratteristiche originarie del fondo. Questo, a me piace! Il gioco del Golf non è bocce, non è biliardo, a mio avviso è godere della natura nella sua interezza, anche se con qualche asperità, la vedo esercizio fisico. E poi, mi piace la cordialità della gente di qua. E ancora, tra quelle colline, sembra sentir riecheggiare le note del Nabucco di Giuseppe Verdi, che gli italiani di allora avevano eletto “coro patriottico”, anelante l’Unità d’ Italia.  Ecco le rime del librettista Temistocle Solera, che ben si adattano a questo ambiente:

<<Va, pensiero, sull’ali dorate

Va, ti posa sui clivi, sui colli

Ove olezzano tepide e molli

L’aure  dolci del suolo natal…>>

Insomma, è questo, luogo ideale dove respirare cultura, associare la natura ad un Golf impegnativo, e anche godere dei piaceri della buona tavola, a cominciare dal Parmigiano-Reggiano e dal Prosciutto di Parma, associati alle bollicine di Pinot Nero, il cui vitigno trova qui terreno di elezione. Sono molto curate le vigne, a ornare i declivi su cui sono diffusi i vitigni a bacca bianca. In capo a tutti il Pinot e il Chardonnay, da cui, proprio in quel soleggiato territorio collinare, si ottiene l’eleganza del vino. “Curiamo gli astemiprofessa convinta la vicina cantina “il Poggio”.

Il territorio però, offre ancora tanto altro. Rimanendo qualche giorno, non si può rinunciare al piacere delle Terme: è dal 1839 che quest’acqua salsoiodica è alla base delle cure termali,già conosciuta dai celti che ne estraevano il sale da cucina, poi dai Romani, poi dai Pallavicino, che dopo di loro ebbero fortuna con il sale. Oggi è CentroBenessere termale di 4.000 metri quadri, in una struttura monumentale, felicemente definita “lussuoso tempio termale”! Bello il Grand-Hotel des Thermes, orientaleggiante nella sua sontuosità, ha più volte ospitato la regina Margherita di Savoia, oggi Palazzo dei Congressi, dispone di 1800 mq di SPA. E poi i dintorni: a 2 km, si può visitare l’antico castello di Scipione dei Pallavicino fondato alla fine del primo millennio, la quattrocentesca torre circolare delle prigioni, il loggiato seicentesco, il grande giardino con le sue mura merlate. È anche possibile soggiornare in quel castello dalle possenti mura, nelle suites di charme, e nella torre. Il Regio di Parma, famoso nel mondo, è tempio della lirica. La Rocca di Soragna, è prezioso esempio del primo Barocco; l’incantevole Rocca Sanvitale di Fontanellato dall’ampio fossato, ospita un capolavoro del manierismo italiano; la Reggia di Colorno conosciuta come la Versailles dei duchi di Parma; il castello di Torrechiara, di proprietà dello Stato, a 18 km, è la fortezza dal cuore affrescato, che sorge “altiera et felice“.

La storia di questa terra è ricca: fu appunto feudo dei Pallavicino, la maggior casata feudale dell’Italia settentrionale, dell’antica e diffusa stirpe obertenga, che costituì lo Stato Pallavicino. Fu poi deiVisconti signori d Milano, a cui ebbe seguito la nobile famiglia Sforza. Nel Rinascimento italiano fu governato dalla dinastia dei Farnese, e poi dai Borboni, di origine francese.

È tutto il territorio, di charme. Si assapora qui la nobiltà discreta d’Italia, e vi si può soggiornare a prezzi ragionevoli.                 Paolo Pilla