Ha confessato l'assassino di Daniela Vidoni
"MINACCIAVA DI DENUNCIARMI"
Mario Ruffino, 39anni, le aveva rubato un assegno
TREVISO - (nc) Strangolata per 200 euro, per un assegno rubato in casa sua da quell'amico che si sarebbe trasformato nel suo aguzzino: questo il movente che avrebbe spinto Mario Ruffino ad uccidere la vicina di casa, Daniela Vidoni, 49 anni. Dopo oltre due mesi di indagini la squadra mobile di Treviso è riuscita a dare un volto ed un nome al killer che strangolò uccidendola la sua vicina di pianerottolo. L'uomo, 39enne disoccupato palermitano e con un piccolo precedente per furto, viveva da pochi mesi con la madre e due fratelli 20enni nel condominio di via Sicilia, nel quartiere di San Liberale. I due si conoscono e Mario si era offerto di poter effettuare alcuni lavori presso l'appartamento di Daniela. E' in una di queste occasioni che Mario Ruffini ruba un assegno postale della donna, lo falsifica e lo incassa. La somma è modesta, 200 euro: nei primi interrogatori lui giustificherà quel denaro come il pagamento per dei lavori fatti da Daniela. Ricostruite con esattezza le ultime ore di vita della vittima. La mattina di mercoledì 24 novembre la donna, operatrice presso il centro “Insieme si può”, si reca in centro a Treviso per alcune commissioni, incontra un'amica, va in banca e poi in Posta. E' qui che viene a sapere che dal suo conto sono spariti 200 euro: non può sapere chi è stato. Verso ora di pranzo Daniela torna a casa, sale le scale e va incontro al suo destino. Proprio mentre sta per entrare in casa, Mario Ruffino esce dalla sua porta. I due si salutano e discutono, Daniela racconta al vicino di quel furto subito, minaccia di denunciare il responsabile che sarà facilmente identificabile a breve. Il 39enne capisce di essere in trappola e mette in atto il suo piano criminale. Segue Daniela nel suo appartamento, chiude la porta e la aggredisce: prima la colpisce con due fortissimi pugni, uno all'occhio destro ed un altro alla mandibola, poi la strangola. Lucidamente, prende il cadavere e lo distende nell'acqua della vasca da bagno per lavarlo da possibili impronte e tracce. Il killer esce dall'abitazione, chiude a chiave la porta, prende la borsetta della donna ed il cellulare e getta tutto nei cassonetti. A tarda sera Mario Ruffini torna per completare l'opera: infila guanti di lattice, sposta il corpo sul letto, lo copre con un telo. Poi prende l'Opel Agila di Daniela e la posteggia nel parcheggio dello stadio Monigo. Il corpo senza vita di Daniela Vidoni verrà ritrovato solo nel pomeriggio di giovedì. Mario Ruffino viene interrogato il giorno seguente ma non lascia trasparire nulla. Il crollo finale nell'ultimo interrogatorio, mercoledì, poi le manette.
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