TREVISO - Cocaina, chiamata in gergo “cassette del pesce” che dalla Colombia arrivava, attraverso la Spagna, in Sicilia e da qui in tutta Italia. C'è anche il convolgimento di Treviso nell'indagine condotta dalla squadra mobile di Palermo e Trapani e che ha portato a ben 12 arresti nell'isola, a Bari e a Napoli. Una di queste ordinanze di custodia cautelare è stata eseguita nel pomeriggio di lunedì a Treviso, in via Roma, nei pressi della stazione ferroviaria. A finire in carcere a Santa Bona il 53enne Giuseppe Scali, palermitano, affiliato alla famiglia mafiosa Statuto di Bagheria. Da tempo l'uomo era seguito dalla Polizia: ieri da Milano era giunto fino a Treviso al volante di una Peugeot posteggiata poi poco distante dalla stazione in un parcheggio a pagamento. Doveva incontrare qualcuno o era solo nella Marca di passaggio? E' questo il principale interrogativo della Polizia. Quando è stato fermato aveva documenti falsi con il nome fittizio di Vincenzo Crisenza e due telefoni cellulari. Per l'uomo si sono aperte le porte del carcere di Santa Bona, nei prossimi giorni sarà sentito per l'udienza di convalida del fermo. Ai nostri microfoni le parole del capo della squadra mobile di Treviso, dottor Roberto Della Rocca.
TREVISO - Cocaina, chiamata in gergo “cassette del pesce” che dalla Colombia arrivava, attraverso la Spagna, in Sicilia e da qui in tutta Italia. C'è anche il convolgimento di Treviso nell'indagine condotta dalla squadra mobile di Palermo e Trapani e che ha portato a ben 12 arresti nell'isola, a Bari e a Napoli. Una di queste ordinanze di custodia cautelare è stata eseguita nel pomeriggio di lunedì a Treviso, in via Roma, nei pressi della stazione ferroviaria. A finire in carcere a Santa Bona il 53enne Giuseppe Scali, palermitano, affiliato alla famiglia mafiosa Statuto di Bagheria. Da tempo l'uomo era seguito dalla Polizia: ieri da Milano era giunto fino a Treviso al volante di una Peugeot posteggiata poi poco distante dalla stazione in un parcheggio a pagamento. Doveva incontrare qualcuno o era solo nella Marca di passaggio? E' questo il principale interrogativo della Polizia. Quando è stato fermato aveva documenti falsi con il nome fittizio di Vincenzo Crisenza e due telefoni cellulari. Per l'uomo si sono aperte le porte del carcere di Santa Bona, nei prossimi giorni sarà sentito per l'udienza di convalida del fermo. Ai nostri microfoni le parole del capo della squadra mobile di Treviso, dottor Roberto Della Rocca.
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