Caso mefedrone: torna in carcere Fabio Alvino
EVADE SU FACEBOOK, IN CELLA
Ai domiciliari scriveva sul social network: regole violate
TREVISO - (gp) Tornare in carcere per colpa di Facebook. Connettersi al social network in regime di arresti domiciliari è infatti una violazione alla norma di divieto di comunicare con terze persone e Fabio Alvino, il 19enne trevigiano che è stato uno dei primi arrestati in merito all'inchiesta sul mefedrone, il 24 marzo scorso è stato prelevato dalla sua abitazione e portato in cella. Mai prima d'ora la piattaforma virtuale era stata la molla per far scattare un'ordinanza di custodia cautelare in carcere. Fatali al giovane, che deve rispondere di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti per essere stato beccato a vendere droga al “Bosco del Respiro” di Santa Bona, sono stati i messaggi lasciati nella sua bacheca ai quali diversi suoi amici hanno risposto. “Bella lì fioi se tutto dice bene tra 2 o 3 mesi ci si vede per un'estate da urlo!!” scriveva Alvino il 3 marzo, ricevendo proposte di vacanza a Ibiza o a Lloret de Mar, “Io sono ancora qua...” il 17 marzo, e poi un piccolo pensiero il 23 marzo, l'ultimo prima di tornare in carcere: “Che tu possa avere sempre il vento in poppa, che il sole ti risplenda in viso e che il vento del destino ti porti in alto a danzare con le stelle”. Mai il giovane avrebbe pensato che i suoi gesti potessero riportarlo in galera.