La Corte di Giustizia dell'Ue bacchetta l'Italia
CLANDESTINITÀ: REATO BOCCIATO
La norma viola la direttiva europea sui rimpatri
LUSSEMBURGO – (gp) In molti, dai magistrati ai politici passando anche per i semplici cittadini, lo avevano sottolineato dal giorno della sua entrata in vigore: definire reato una condizione di stato non è ammissibile e viola i diritti dell'uomo. Era l'estate del 2009 quando, nel pacchetto sicurezza varato dal governo, era stato introdotto il reato di clandestinità per cui si prevedeva l'arresto obbligatorio. A distanza di quasi due anni la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha bocciato la norma italiana specificando che non è punibile con la reclusione. "La direttiva sul rimpatrio dei migranti irregolari - si legge nella sentenza - osta a una normativa nazionale che punisce con la reclusione il cittadino di un paese terzo in soggiorno irregolare che non si sia conformato a un ordine di lasciare il territorio nazionale". La norma è in contrasto con la direttiva europea sui rimpatri dei clandestini perché “può compromettere la realizzazione dell’obiettivo di instaurare una politica efficace di allontanamento e di rimpatrio nel rispetto dei diritti fondamentali”. «La Corte - si legge nel dispositivo - considera che gli Stati membri non possono introdurre una pena detentiva solo perché un cittadino di un paese terzo, dopo che gli è stato notificato un ordine di lasciare il territorio nazionale e che il termine impartito con tale ordine è scaduto, permane in maniera irregolare in detto territorio». Una sentenza, che giunge in piena campagna elettorale, destinata a far discutere soprattutto a fronte degli ultimi fatti di cronaca riguardo allo sbarco dei profughi libici.