Patteggiamenti ridotti per i 12 imprenditori della lista
PESSINA, ACCUSE PIÙ DEBOLI
Cade l'appropriazione indebita per i "clienti" del legale
TREVISO – (gp) Le accuse mosse contro i 12 imprenditori trevigiani finiti nella lista Pessina, indagati per aver portato all'estero decine di milioni di euro sfruttando la consulenza, appunto, dell'avvocato di Lugano Fabrizio Pessina, sembrano destinate a ridimensionarsi. Lasciando da parte i guai con il fisco, che dieci di loro dovranno comunque risarcire visto che due hanno già usufruito dello scudo fiscale, i legali degli imprenditori sono intenzionati, oltre a risolvere la vicenda giudiziaria con dei patteggiamenti compresi tra gli 8 e i 6 mesi di carcere convertiti in pena pecuniaria, a far cadere l'accusa di appropriazione indebita, il reato potenzialmente più pesante per quanto riguarda la quantificazione della pena in caso di condanna. L'inchiesta era partita dalla Procura di Milano e ne aveva coinvolte diverse in giro per l'Italia, tra cui quella della Marca che, in collaborazione con la guardia di finanza, nel novembre 2009 aveva sequestrato fatture, contratti e registri contabili tra il 2008 e il 2009 nelle aziende degli imprenditori indagati. Per gli inquirenti il meccanismo prevedeva che l'avvocato Pessina avesse creato nei paradisi fiscali alcune società veicolo con il compito di emettere fatture per consulenze e prestazioni inesistenti verso le imprese trevigiane. Ricevute le fatture, le società pagavano attraverso normali movimenti bancari versando in queste società centinaia di migliaia di euro, che poi venivano a loro volta girate in altri conti riconducibili agli imprenditori trevigiani. Il compenso per l'avvocato Pessina sarebbe stato tra il 10 e il 12% delle somme spostate all'estero.