In aula i coimputati per il buco milionario all'Ulss 9
I SETTE DEL CLAN BOLZAN
Sigma ribadisce: sistema sicuro, mancava il controllo
TREVISO – (gp) Sette imputati di concorso in peculato aggravato, una vittima che si è vista scucire 4 milioni di euro, una società che non ci sta a passare per corresponsabile del raggiro e una mente che ha messo in atto un piano quasi perfetto. Questi gli ingredienti del processo per il buco di 4 milioni di euro ai danni dell'Ulss 9 che si è aperto di fronte al collegio dei giudici del tribunale di Treviso. In aula sono sfilati i testi dell'accusa che hanno ricostruito il meccanismo utilizzato da Loredana Bolzan (condanna a gennaio assieme a Luigi Bolzan e a Massimo Zanta, per un totale di 24 anni di pena) per svuotare le casse dell'azienda sanitaria, ribadendo che soltanto lei aveva accesso al sistema informatico e che quindi può essere l'unica responsabile. A rimarcarlo con forza è stato Eugenio Pozzo, l'ex presidente della Sigma Informatica, la società che fornisce il software a 25 Ulss nel Veneto. Il sistema messo nelle mani della Bolzan era a prova di bomba: l'errore non stava infatti, come ha detto al giudice, nella progettazione della cassaforte, ma è stato commesso da chi ne aveva le chiavi e al massimo da chi aveva dato le chiavi alla Bolzan. Insomma è ritornato ancora una volta l'interrogativo ancora senza risposta: chi doveva controllare la Bolzan. Nella prossima udienza, fissata per il 10 novembre, potrebbe essere proprio lei, citata come teste, a chiarire una volta per tutte chi doveva fare cosa, e forse scagionare i sette coimputati nella vicenda che attendono di essere giudicati. Si tratta della cognata della Bolzan, la 43enne di Paese Stefania Donadi, sul cui conto corrente sarebbe transitata la somma di 1.878.824,47 euro; il marito dell'ex funzionaria dell'azienda sanitaria, Walter Pasqualin, al quale venne sequestrato il negozio “In Arredamenti” di Villorba messo in piedi pare grazie a 301.620 euro sottratti all'Ulss 9. E poi anche l'amica 71enne della Bolzan, Anna Fantin, la 59enne di Silea Anna Martinelli e la 79enne Gabriella Zanta, che insieme avrebbero visto girare nei loro conti bancari 414.240,90 euro, il 50enne di Casale sul Sile Fausto Zorzan (l'unico presente a processo) che si sarebbe impossessato di 60.668,25 euro, e il 53enne residente a Paese Luigi Severin, che per la Procura avrebbe visto lievitare il suo conto in banca di 63.632,42 euro.