Giudicate insussistenti le prove a carico del 50enne Luciano Da Re
NON SPIAVA I COLLEGHI: ISPETTORE ASSOLTO CON FORMULA PIENA
Rischiava 5 anni per accesso abusivo a un sistema informatico
TREVISO - (gp) Luciano Da Re è innocente. Il 50enne ex dipendente della direzione provinciale del lavoro scoperto, secondo l'accusa, a spiare e ad ascoltare le conversazioni private dei colleghi per capire cosa pensassero di lui, è stato assolto con formula piena dall'accusa di accesso abusivo a un sistema informatico per non aver commesso il fatto. Lo ha stabilito il giudice Angelo Mascolo il quale, dopo aver ascoltato la testimonianza di un tecnico informatico che ha di fatto scagionato l'imputato, ha giudicato infondate le accuse della Procura. Secondo l'accusa il meccanismo escogitato dall'imputato era semplice ma molto efficace: avendo a disposizione per motivi di lavoro la centralina telefonica dell'ufficio, il dipendente avrebbe manomesso gli apparecchi facendo in modo di poterli utilizzare come microfoni nel momento in cui voleva ascoltare le conversazioni dei colleghi. Per gli inquirenti avrebbe collegato il suo terminale a quello della sala riunioni, a cui aveva tolto la suoneria e impostato per entrare in vivavoce dopo il primo squillo. Una volta digitato il numero e lasciato squillare una volta, dalla cornetta del suo ufficio poteva tranquillamente sentire ciò che i suoi colleghi stavano dicendo nell'altra stanza. Un gesto che poteva costargli, essendo un ufficiale di pubblico servizio, una pena fino a 5 anni di reclusione. Ma il suo legale, l'avvocato Daniele Bellot, ha dimostrato che il telefono in sala riunioni poteva essere impostato in modalità vivavoce da chiunque digitando una semplice sequenza numerica. In più, oltre a non aver provato né l'interesse né tanto meno la necessità di spiare i colleghi, ai colloqui nella sala riunioni partecipava anche l'imputato.