Livio Michielin e Fabrizio Vandelli accusati di lesioni e ingiurie a sfondo razziale
INSULTI RAZZISTI IN CAMPO: IN AULA DIRIGENTE E GIOCATORE
I due della Fulgor Trevignano e Lamine Beye verso una conciliazione
TREVISO – (gp) Al via il processo a carico di un dirigente e di un calciatore della Fulgor Trevignano finiti alla sbarra per rispondere delle accuse di ingiurie e lesioni aggravate dalla discriminazione razziale. Il 54enne Livio Michielin e il 34enne Fabrizio Vandelli sarebbero rei, secondo l'accusa, di aver il primo attaccato verbalmente con insulti razzisti l'attaccante dell'Olmi San Biagio (ora in forze allo Zenson) Lamine Mamadou Beye, 23 anni, mentre il secondo l'avrebbe addirittura colpito con un pugno in campo. L'udienza è stata rinviata al prossimo 25 giugno per valutare la situazione e permettere a dirigente e calciatore di giungere a una conciliazione a livello economico, circostanza che spingerebbe la vittima a ritirare la querela e il giudice a dichiarare il non doversi procedere nei confronti dei due imputati. La giovane punta, di origini senegalesi ma da 15 anni in Italia e residente con la famiglia a Ponte di Piave, aveva deciso di sporgere denuncia dopo la partita incriminata che risale al 9 gennaio del 2011. A metà del secondo tempo l'attaccante dell'Olmi San Biagio aveva fatto il suo ingresso in campo. Dopo pochi minuti aveva subìto un brutto fallo da dietro e gli animi in campo si erano scaldati. Il difensore che aveva commesso il fallo si sarebbe rivolto a Beye dicendogli “Negro di m... guarda che ti tiro un pugno”. E nel giro di qualche secondo quel destro sarebbe arrivato davvero, in pieno volto, lacerando il labbro inferiore della punta senegalese che, portata in ospedale, era stata giudicata guaribile in 15 giorni. Ma non sarebbe tutto. Dopo il fattaccio la gara era terminata senza ulteriori scontri ma al rientro negli spogliatoi a prendersela con Beye sarebbe stato anche il dirigente della Fulgor Trevignano. Rivolgendosi al giocatore avversario avrebbe urlato: “Torna nella Savana, questo non è posto per te”, aggiungendo lo stesso insulto razzista pronunciato in precedenza dal difensore della sua squadra. Ne nacque un litigio sedato soltanto dall'arrivo dei carabinieri.