Avrebbero spinto un 56enne di Refrontolo a cedere beni per 1,3 milioni di euro
IN DUE DI FRONTE AL GIUDICE PER CIRCONVENZIONE D'INCAPACE
I.C. è stato assolto, E.B. rinviato a giudizio il prossimo 3 ottobre
REFRONTOLO - (gp) Erano accusati di circonvenzione d'incapace per aver raggirato un 56enne di Refrontolo, che aveva deciso di vivere come un clochard, facendogli firmare un contratto di vendita di beni per un valore di un milione e 300 mila euro. Comparsi davanti al gup Umberto Donà hanno scelto strade processuali diverse: il 45enne I.C., difeso dall'avvocato Stefano Arrigo, ha optato per il rito abbreviato che gli avrebbe consentito lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna, mentre il 65enne E.B., che difeso dall'avvocato Antonio Franchini ha sempre respinto le accuse, non è ricorso a nessun rito alternativo preferendo dimostrare la propria innocenza a processo se non fosse stato disposto il non luogo a procedere in sede di udienza preliminare. Il risultato è che il primo è stato assolto mentre il secondo è stato invece rinviato a giudizio e tornerà in aula il prossimo 3 ottobre. Secondo la ricostruzione fatta dalla procura di Treviso i due imputati, approfittando di una situazione di scarsa lucidità dell'uomo, lo avrebbero “costretto” ad accettare condizioni a lui molto sfavorevoli in merito alla compravendita incriminata che riguardava la cessione della sua quota dell'azienda di famiglia. Il prezzo pattuito, appunto, era di un milione e 300 mila euro, di fatto molto inferiore, secondo l'accusa, del reale valore di mercato. Il problema nacque però dalle clausole di pagamento: stando al contratto gli acquirenti si sarebbero impegnati a versare la somma versando cambiali post-datate con scadenza diversi anni dopo l'atto di compravendita. Ad accorgersi del problema furono stati i familiari del 55enne di Refrontolo, morto pochi giorni dopo la firma del contratto, che fecero scattare la denuncia e le successive indagini della magistratura.