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Reportage
LE INTERVISTE DI RADIO VENETO UNO

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PILLOLE DI GOLF/353: UOMINI & DONNE, SETTIMANA DI GRANDI TORNEI

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Golf
PILLOLE DI GOLF/352: FINALE A SORPRESA AL GENESIS, HOMA VINCE AL SUPPLEMENTARE

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Cose vissute da Mario Meneghel scritte da lui medesimo

IL LIBRO: CÌNGALI, MARÀJA E SERVITORI

L'intervista al curatore, Alessandro Casellato


Quando nel '900 emergono le discipline delle scienze umane, anche la storia cambia : prende vita una nuova branca, la storia sociale, che si propone di dare un più ampio contributo allo studio del passato, partendo proprio dall'analisi della vita del popolo. Si inserisce in questo filone il libro che presentiamo questa settimana a Lunedì libro, “Cìngali, maràja e servitori. Cose vissute da Mario Meneghel scritte da lui medesimo” pubblicata nella collana “Scritture popolari” dell'Istresco, l'Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea della Marca trevigiana.

Convinto dell'importanza di tramandare la memoria, Mario Meneghel, all'età di 75 anni, decide di raccontare la propria vita, come suo padre Luigi aveva fatto nei suoi diari, e con grande tenacia scrive un lungo dattiloscritto che poi consegna nelle mani del professore Alessandro Casellato, il curatore di questa pubblicazione. Sono pagine molto intense, e per le domande sul senso della vita che ci toccano in profondità, e per le descrizioni delle situazioni, a volte molto dettagliate, che disegnano il microcosmo trevigiano - e non solo - nei primi anni dell'Italia repubblicana. La sua infanzia si svolge nel quartiere popolare di Fiera, i ricordi lambiscono il periodo della guerra, ma si inseriscono in pieno in quello successivo, nella fase di miseria della ricostruzione. In questo scritto Meneghel rivela di sé e del mondo che lo circonda: i luoghi, le persone, anche “le voci” contribuiscono a descrivere questa realtà. In effetti si tratta di uno scritto che risente dell'oralità sia per la forma, sia per il contenuto: alcune vicende finiscono oggetto di pettegolezzi, dicerie, e il crederci o meno ridisegna i valori su cui si fonda la propria vita.

Meneghel ci racconta che nel piazzale di Fiera si gioca a pallone, lungo il fiume si va a caccia di “tesori”, si aspetta il periodo della sagra e delle giostre, e intanto gli uomini frequentano il bar, le donne la chiesa e il parroco, dalla vocazione un po' opinabile, fa parlare di sè. E poi c'è la Maràja, la “banda” di Fiera, che parla usando un gergo incomprensibile agli esterni.

Poi arriva la leva che inaspettatamente lo inizia alla professione di domestico in una famiglia di industriali torinesi. Qui si confronta con la ricchezza, uno stile di vita per molti versi desiderabile ma che si scopre non essere sinonimo di felicità. Dopo questa esperienza di migrazione interna Meneghel decide di raggiungere dei parenti in Svizzera, dove c'è lavoro e si guadagna di più. L'integrazione è un miraggio, come dimostra il soprannome non proprio gentile con cui dei bambini prendono in giro gli italiani: “Cìngali”. Queste le vicende che spiegano il titolo della pubblicazione, il racconto si estende e continua negli anni della pensione, il ritorno a Treviso, l'esperienza di volontariato nell'associazione AUSER, l'idea degli Orti urbani al parco dello Storga...

Mosso da questioni universali che indagano il senso della vita, Mario Meneghel lascia una testimonianza di sé e della sua epoca, senza cercare eroismi. “La verità non ce l'ha nessuno; tiriamo fuori il bene che c'è in noi, allarghiamolo alla gente agli abitanti della Terra”.

Abbiamo intervistato il curatore del libro, il professor Alessandro Casellato.

Buon ascolto e buona lettura!

 

Alessandro Casellato è docente ricercatore di Storia dell'Italia contemporanea e Storia orale all'università Ca' Foscari di Venezia. E' condirettore dell'Istresco e coordinatore della redazione della rivista "Venetica". E' inoltre membro della Giunta dell'Associazione Italiana di Storia Orale. 








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