Morte di Giuliana Favaro: i legali della brasiliana depositano il ricorso in appello
PROCESSO MOREIRA: "SENTENZA FIGLIA DI UN PREGIUDIZIO"
In primo grado venne condannata a 10 anni per abbandono di minore
VENEZIA – (gp) La sentenza di primo grado è stata “figlia di un pregiudizio”, lo stesso che aveva mosso la “pubblica accusa a formulare l'ipotesi di omicidio volontario e prima ancora gli inquirenti a dar corpo al sospetto di infanticidio nei confronti di una giovane donna extracomunitaria” e che aveva indotto il gip “ ad aderire alla richiesta di misura cautelare in carcere”. Non vanno tanto per il sottile gli avvocati Antonio Forza e Alvise Tommaseo Ponzetta, i legali di Simone Moreira, la brasiliana condannata a dieci anni di reclusione per abbandono di minore per la morte della figlia Giuliana Favaro (la bimba di 2 anni e mezzo annegata nelle acque del Monticano a Oderzo il 2 settembre 2009), che hanno depositato il ricorso in appello per rivedere la sentenza pronunciata dal tribunale di Treviso. Nelle 24 pagine del ricorso si legge che la Moreira è “rea di molte colpe ma sicuramente non di quella di aver cagionato la morte di sua figlia” e che doveva essere “comunque condannata per questa morte a tutti i costi e a una pena severa, grave ed esemplare”. Ma non basta: i due legali lanciano una frecciata anche alla corte d'assise di Treviso che non avendo le prove dell'omicidio avrebbero trovato comunque il modo di assicurare alla giustizia “questa donna approfittatrice, forse ladra, prostituta, violenta e priva di scrupoli”. I legali ritornano sul fatto che Giuliana non sarebbe morta annegata ma dopo tre ore di pratiche rianimatorie e che l'istruttoria dibattimentale avrebbe consentito di stabilire le carenze dei soccorsi. In più sarebbe stato leso il diritto alla difesa nell'emettere la sentenza in quanto dall'originaria imputazione di omicidio volontario i giudici, con un lungo e articolato ragionamento, sono giunti a ritenere l'imputata responsabile del delitto di abbandono di minore aggravato dall'evento morte. Aldilà delle questioni tecniche, i legali di Simone Moreira chiedono ai giudici veneziani di annullare la sentenza e far ripartire il processo daccapo, in via subordinata l'assoluzione dell'imputata perchè il fatto non sussiste o, in via “ulteriormente gradata”, la riduzione di pena concedendo alla Moreira le circostanze attenuanti generiche.