Yuri ZandonĂ ha risposto alle domande del gip: "Mai venduto droga a nessuno"
MARIJUANA TRA LE VIGNE, SUBITO LIBERO IL 32ENNE DI PEDEROBBA
Il giovane era stato scoperto a prendersi cura di 22 piante
PEDEROBBA – (gp) Nessuna attività di spaccio e nessun arrotondamento di stipendio, ma soltanto uno sporadico uso personale. Questa la versione dei fatti, che gli è valsa la completa libertà senza nessuna misura cautelare, raccontata al gip Umberto Donà da Yuri Zandonà, il viticoltore di Pederobba di 32 anni arrestato dai carabinieri di Montebelluna perchè scoperto ad annaffiare alcune piante di marijuana aldilà dei suoi vigneti. L'uomo, accusato di coltivazione e detenzione di sostanze stupefacenti e assistito dall'avvocato Lucio Martignago, nell'interrogatorio di convalida dell'arresto ha risposto alle domande del giudice assumendosi la paternità di quelle piante. Ammissione, come sottolinea il suo legale, derivata dal timore che potessero venire coinvolti penalmente i suoi familiari che nulla sapevano della presenza di quelle piante. Stando alla ricostruzione fatta dalle forze dell'ordine, il 32enne sarebbe visto prendersi cura della marijuana in una zona nascosta di Costa Bassa, alle pendici del Monfenera e ai margini del vigneto di proprietà della fidanzata in cui lavora. I militari, dopo avergli stretto le manette ai polsi, hanno riferito di aver posto sotto sequestro 22 piante, alte quasi 3 metri, aggiungendo che a metterli sulle sue tracce era stata la denuncia di un padre di famiglia. L'uomo, dopo aver scoperto che il figlio 20enne faceva uso di marijuana avendone trovata una piccola quantità nella sua camera da letto, sarebbe riuscito a farsi raccontare da chi l'aveva comprata e ad indicare agli investigatori il pusher, identificato proprio con lo Zandonà. Ma se così fosse non si spiegherebbe l'immediata scarcerazione. Infatti l'avvocato Martignago su questo punto è categorico: “Il mio cliente non ha mai coltivato marijuana per arrotondare lo stipendio né ha mai reso ai Carabinieri dichiarazioni circa un presunto guadagno di 1.500 euro al mese per la cessione di droga. Inoltre non ha mai ceduto in vita sua marijuana a chicchessia né tantomeno a quel 20enne, che neppure conosce”. Negli atti processuali infatti, a differenza di quanto sostenuto dalle forze dell'ordine, non è presente nessuna di queste circostanze: non si parla né di denaro né di spaccio. “Le piante sequestrate – continua l'avvocato Martignago - non si trovavano nel vigneto ma al di fuori dello stesso in una sorta di valle al limitare della boscaglia. Lo Zandonà si è assunto la paternità della loro coltivazione nel solo timore che potessero essere coinvolti penalmente i suoi familiari, che nulla sapevano della presenza delle piante”.