Il prossimo 12 novembre il 55enne in aula a Catanzaro con altre sette persone
ANCORA GUAI PER STEFANO GAVIOLI: PERCOLATO VERSATO NEL MAR IONIO
Contestati a vario titolo reati ambientali, truffa e falso
CATANZARO – (gp) Nuovi guai giudiziari per Stefano Gavioli. Dopo l'inchiesta (ancora in fase d'indagine) della Procura di Napoli in merito al crac milionario della “Enerambiente”, la società di famiglia che gestiva la raccolta e il trasporto dei rifiuti nel capoluogo partenopeo, l'imprenditore trevigiano 55enne dovrà comparire di fronte al gup del tribunale di Catanzaro il prossimo 12 novembre per un'altra vicenda legata allo sversamento di percolato nel fiume Alli. Contestati anche pagamenti sospetti per un ammontare di 400 mila euro a ex funzionari dell'ufficio del commissario per l'emergenza rifiuti. Oltre a Stefano Gavioli, all'udienza preliminare saranno presenti altre sette persone: si tratta del suo più stretto collaboratore, Loris Zerbin, 51enne di Campolongo Maggiore (Venezia), che gli è succeduto alla guida delle aziende Sial ed Enerambiente che per anni hanno gestito gli impianti di Alli, di Giovanni Faggiano, 53enne di Brindisi, ex amministratore di una delle società del gruppo creato da Gavioli, Santo Mellace, 51enne di Catanzaro e Antonio Garrubba, 47enne di Isola Capo Rizzuto (Kr), in qualità di tecnici delle stesse aziende, di Giovanbattista Papello, ex componente dell’organismo di vigilanza e controllo dell’ufficio del commissario delegato per l’emergenza rifiuti in Calabria, Adelchi Andrea Ottaviano, responsabile unico del procedimento fra il 2006 e il 2008, e Rocco Tavano, funzionario di supporto al responsabile unico. Gli otto imputati sono chiamati a rispondere, a vario titolo, di reati ambientali, truffa e falso. Stando alle contestazioni mosse dal pm Carlo Villani, Gavioli viene ritenuto il principale responsabile della vicenda riguardante la discarica di Alli. Secondo l'accusa gli imputati avrebbero saputo (Gavioli e Zerbin in primis in qualità di amministratore e direttore della “Enertech”) che il percolato prodotto dalla discarica finiva direttamente nel fiume Alli, quindi dritto nel Mar Ionio. Un comportamento dunque doloso, secondo la procura di Catanzaro, che per poco non avrebbe provocato un disastro ambientale.