Lo sfogo di Ezio Dal Fabbro: "Nessuno fa nulla per limitare la velocità delle auto"
NELLA STRADA IN CUI MORI' SERENA SI CONTINUA A CORRERE TROPPO
"Questi sono omicidi non incidenti, via la patente per sempre"
VALDOBBIADENE - (gp) Non è una questione di soldi. E non è nemmeno un accanimento giudiziario contro la famiglia di Valentino Capretta, il 23enne di Valdobbiadene condannato per omicidio colposo e omissione di soccorso a 3 anni e otto mesi di reclusione con rito abbreviato e alla sospensione della patente di guida per 6 anni, per aver investito e ucciso il 9 luglio 2010 Serena Del Fabbro, la piccola di 5 anni che assieme al padre stava attraversando sulle strisce pedonali via San Pietro a Valdobbiadene. E' vero che c'è una causa civile in corso, sulla quale dovrà pronunciarsi un consulente tecnico d'ufficio per quantificare i danni materiali e morali, ed è altrettanto vero che un risarcimento da parte dell'assicurazione c'è già stato, ma i “famosi” 350 mila euro elargiti alla famiglia Dal Fabbro sono una pura invenzione. Ezio, il padre della piccola Serena, ha tenuto a precisarlo, come ha sottolineato che neanche un euro è stato chiesto (e quindi ottenuto) alla famiglia Capretta. Come detto, non è una questione di soldi. “Vivevamo bene anche prima – ha dichiarato Ezio Del Fabbro – Non stiamo cercando nulla e qualsiasi sarà la decisione del giudice la accetteremo”. Parole di un padre che ha visto morire la propria figlia e che non cerca vendette, né tanto meno strumentalizza l'accaduto per arricchirsi dato che parte del denaro ottenuto dall'assicurazione è stato devoluto in beneficenza all'asilo che frequentava Serena. “La cosa che dovrebbe far riflettere è un'altra, non il denaro – continua Del Fabbro – Io non ho niente contro Valentino Capretta, ma rendiamoci conto che questi non sono incidenti ma omicidi. Serena ora avrebbe sette anni e con i suoi riccioli biondi correrebbe in giardino assieme alla sorella. Non mi lamento della sentenza, che è stata esemplare dal punto di vista giuridico, ma mia figlia non c'è più e invece chi l'ha uccisa è agli arresti domiciliari e può andare a lavorare ogni giorno. Tra un po' sarà completamente libero e continuerà a fare la sua vita, cosa che è stata negata a Serena. In più potrà ancora tornare a guidare. Non solo in questo caso ma in tanti altri – conclude il signor Ezio – la patente dovrebbe essere tolta per sempre. Così la punizione servirebbe forse da deterrente”. A più di due anni dalla tragedia infatti, lungo via San Pietro non è cambiato nulla. Ogni giorno, a ogni ora, le automobili continuano a sfrecciare a velocità sostenute in pieno centro abitato nello stesso punto in cui venne investita e uccisa Serena Del Fabbro. A sottolinearlo è ancora Ezio Del Fabbro, che da quel giorno, come aveva fatto anche prima dell'incidente che gli ha portato via per sempre la figlia, ha chiesto a Comune e Provincia che venissero prese delle decisioni per limitare almeno la velocità di transito delle automobili. Richieste al momento senza risposta. “Qui si continua a vivere in balia dei delinquenti – ha dichiarato Ezio Dal Fabbro – Ogni giorno vado a salutare Serena al cimitero, e poi vado a prendere a scuola l'altra mia figlia e la scena è sempre la stessa: in quel punto, come in tutta la strada, le auto se ne fregano del limite di 50 chilometri all'ora e continuano a correre. E nessuno fa nulla. Non la penso così solo io, sono tanti i residenti che si lamentano”. Le richieste sono chiare: installare dei dissuasori o degli autovelox. Ma il Comune è stato altrettanto chiaro nella risposta: la strada è provinciale per cui non se ne può occupare. E la Provincia, a cui Dal Fabbro si è rivolto, ha risposto che nelle strade provinciali non è possibile installare dissuasori perchè ostacolerebbero l'arrivo dei soccorsi in caso di necessità. Ma la battaglia del padre di Serena non si ferma: ora chiede di poter parlare con il Prefetto per trovare una soluzione, ed evitare che si verifichi un altro incidente come quello di due anni fa.
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