Il giudice Michele Vitale ha spedito gli atti al pm per riformulare l'imputazione
EVASIONE FISCALE, IL PROCESSO AL NOTAIO LATERZA E' DA RIFARE
Il professionista non avrebbe dichiarato un milione di euro
TREVISO - (gp) Doveva essere il giorno della sentenza, ma il giudice Michele Vitale ha stabilito che il capo d'imputazione non era sufficientemente determinato e ha deciso di rispedire gli atti al pm per riformulare l'accusa. In altre parole deve ripartire dall'inizio il procedimento penale a carico di Vitantonio Laterza, il notaio di 75 anni con ufficio in Galleria Bailo e residenza in strada Santa Bona Vecchia finito alla sbarra per rispondere dell'accusa di frode fiscale. Stando a quanto sostenuto dalla Procura di Treviso, il professionista trevigiano, ora in pensione, avrebbe omesso di dichiarare al fisco oltre un milione di euro. Condotta che aveva spinto il pm a ipotizzare una condanna a un anno di reclusione. I redditi che secondo gli inquirenti sarebbero rimasti sconosciuti all'agenzia delle entrate risalgono al 2005: secondo le verifiche effettuate dagli ispettori del fisco, ci sarebbero state delle “evidenti disparità” tra le prestazioni professionali concluse dallo studio del professionista in quell'anno e gli effettivi redditi dichiarati. Un “fondo nero” che l'agenzia delle entrate avrebbe quantificato in una somma tutt'altro che irrisoria, per un totale di 1.081.844 euro. Cifra che sarebbe stata scoperta moltiplicando il numero delle pratiche effettuate con il compenso medio per eseguirle. In parole povere, stando al capo d'imputazione, il notaio avrebbe dichiarato al fisco meno della metà di quanto realmente incassato con l'attività del proprio studio. Ma secondo la difesa, rappresentata in aula dall'avvocato Francesco Burighel, i calcoli degli ispettori non solo sarebbero sbagliati ma il notaio Laterza non avrebbe omesso di dichiarare nulla. Tanto che il legale aveva chiesto la piena assoluzione del professionista.