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FedersolidarietĂ : "Date a noi lavorazioni destinate all'estero"
LA CRISI SULLE COOP SOCIALI: 500 ADDETTI A RISCHIO CIG
Manifestazione di soci e lavoratori sabato a Venezia: "Basta tagli"
TREVISO - La crisi non risparmia neppure le cooperative sociali. Una quindicina di queste realtà , nel corso del 2012, hanno dovuto ricorrere per la prima volta alla cassa integrazione, coinvolgendo circa 300 addetti. E i primi segnali fanno prevedere un'ulteriore aumento di casi per l'anno appena iniziato: almeno una ventina di coop, per quasi mezzo migliaio di lavoratori, dovrà chiedere ammortizzatori sociali. Federsolidarietà, la principale organizzazione di categoria, nella Marca riunisce 60 coop sociali, per oltre 6mila addetti ed un fatturato superiore a 170 milioni di euro all'anno. Forniscono assistenza e servizi specializzati ad anziani, minori, disabili, tossicodipendenti, detenuti oppure si occupano di produzione, dando lavoro a persone con handicap o disagio. A pesare sull'operatività è il drastico calo di risorse: i fondi stanziati a livello nazionale sono crollati dai 2 miliardi del 2008 ai 200 milioni dell'anno scorso. Una decurtazione solo in parte compensata da un maggior impegno degli enti locali e che incide non poco su società, per il loro tipo di attività, strettamente collegate al settore pubblico. Sabato da tutto il Veneto soci e lavoratori del comparto daranno vita ad un'assemblea a Mestre e poi ad una manifestazione sul ponte di Calatrava, scelto come simbolo della scarsa attenzione, non prevedendo rampe per i disabili. Eppure, ribadiscono i promotori, le cooperative sociali, oltre al servizio fornito a famiglie e comunità, potrebbero anche rappresentare un'alternativa alla delocalizzazione delle produzioni manifatturiere, grazie al loro costo del lavoro più contenuto. Una coop trevigiana, ad esempio, di recente ha rilevato il reparto divani che un mobilificio del Solighese aveva chiuso, per trasferire le lavorazioni in Estremo Oriente. Salvando così anche i sei dipendenti destinati al licenziamento.