Imputati Antonio e Loretta Velo, Marco Rossini, Marco Moretti e Maurizio Pontarolo
EVASIONE FISCALE ALLA VELO SPA: AL VIA IL PROCESSO AGLI EX VERTICI
Rinviata per un errore di notifica l'udienza per la frode milionaria
ALTIVOLE – (gp) Un errore di notifica ha fatto slittare ad aprile l'udienza preliminare per l'evasione fiscale della Velo Spa. Un rinvio di un mese che non cambia però la realtà delle cose. Per gli inquirenti le accuse sono infatti chiare e circostanziate: i cinque imputati avrebbero allestito una frode fiscale milionaria, avvalendosi di un giro di fatture per operazioni inesistenti per quasi 5 milioni di euro, grazie alle quali avrebbero evaso imposte sui redditi e valore aggiunto per centinaia di migliaia di euro tra il 2009 e il 2011. Alla sbarra gli ex vertici della Velo Spa di Altivole (visto che il cda è stato rinnovato e l'azienda ora si sta rilanciando), di quelli della Cmr Srl di Maserada di Piave, e delle persone a cui è possibile ricondurre un sistema di “cartiere” che per l'accusa sarebbero state utilizzate al solo scopo di evadere il fisco. Di fronte al gup Silvio Maras dovranno insomma presentarsi il prossimo 18 aprile Antonio e Loretta Velo, assieme a Marco Rossini, ovvero all'epoca dei fatti contestati i numeri uno della Velo Spa, Marco Moretti e Maurizio Pontarolo, rispettivamente coamministratore di fatto e amministratore delegato della “Tmd Gmbh”, la società tedesca sui cui conti sarebbe stato fatto transitare il denaro che dalle cartiere, secondo l'accusa, tornava alla Velo Spa. I reati contestati ai cinque imputati sono gli stessi, anche se i ruoli nella vicenda sarebbero stati comunque diversi. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, Antonio e Loretta Velo, in concorso con Marco Rossini, sono chiamati a rispondere di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti. In altre parole per riuscire a evadere le imposte sui redditi e sul valore aggiunto avrebbero iscritto a bilancio una serie di fatture emesse per operazioni inesistenti da due società. Tredici in tutto quelle contestate, per un totale di imponibile fittizio di poco inferiore ai 4,2 milioni di euro che risulterebbe indicato nelle dichiarazioni del 2009 e del 2010, che si tradurrebbe in 850 mila euro di Iva evasa. Maurizio Pontarolo e Marco Moretti invece avrebbero fatto transitare il denaro, che effettivamente la Velo Spa avrebbe pagato alle cartiere sui conti della loro società, facendolo poi rientrare nella disponibilità dell’azienda di Altivole sempre a titolo di pagamento di altrettante fatture per operazioni inesistenti emesse dalla stessa Velo Spa.