A processo per tentata estorsione un 34enne pugliese di San Vendemiano
SI FINGE BRACCATO DALLA MALA E PRETENDE DENARO DALL'AMANTE
Voleva 70 mila euro per appianare i rapporti con la Sacra Corona Unita
CONEGLIANO – (gp) “Mi ha detto che non sapevo con chi avevo a che fare. Mi ha minacciato dicendo di pagare altrimenti sarebbe potuto accadere qualcosa di brutto ai miei figli e ai miei familiari”. Parole della vittima, ascoltata in aula, della presunta estorsione che ha portato a processo un 34enne originario di Taranto ma da quasi vent'anni residente a Conegliano dove lavorava (dato che è detenuto per altra causa) come venditore di automobili. Stando alle accuse l'uomo si era finto una possibile vittima di ritorsioni da parte della Sacra Corona Unita e aveva chiesto denaro all'allora compagna (che in realtà era l'amante visto che la donna era ed è tuttora sposata) per risolvere la situazione, evitando che i malavitosi pugliesi uccidessero lui e facessero del male ai suoi cari, lei compresa. La donna, all'ennesima richiesta di denaro, lo aveva denunciato alle autorità scoprendo il tentativo d'inganno, secondo l'accusa, che ha di fatto messo la parola fine anche alla loro relazione. I due si erano conosciuti, si erano piaciuti e avevano iniziato a frequentarsi, ma dopo qualche tempo l'atteggiamento di lui, stando al racconto della vittima, era cambiato. Di fronte all'insistenza della donna era arrivata anche la confessione secondo cui la malavita pugliese gliel'avrebbe giurata e l'unico modo per risolvere il tutto sarebbe stato saldare un fantomatico debito. In altre parole serviva comprarsi l'incolumità. A quel punto la coneglianese, cercando di salvare l'amante e garantirsi un'esistenza tranquilla, aveva deciso di assecondare le sue richieste, vendendo la propria Bmw (50 mila euro) e prelevando un po' di contanti dal suo conto (altri 20 mila euro). Ma qualcosa dalle parole dell'uomo aveva iniziato a destare sospetti su quel racconto, tanto da spingere la donna a chiedere aiuto alle forze dell'ordine che hanno fanno scattare le indagini e portato a galla la verità nel giro di qualche giorno: nessun ultimatum della Sacra Corna Unita ma soltanto, stando alle accuse, di un tentativo di truffare ed estorcere denaro alla donna, che si è costituita parte civile chiedendo un risarcimento di 120 mila euro e si è presentata in aula accompagnata dal marito.