La Corte d'Appello di Venezia ha inflitto 4 anni e 6 mesi a una 46enne sudamericana
FACEVA PROSTITUIRE LA FIGLIA DI 16 ANNI: CONDANNA CONFERMATA
Secondo gli inquirenti la donna non poteva essere all'oscuro di tutto
VENEZIA - (gp) La Corte d'Appello di Venezia ha confermato la condanna a quattro anni e sei mesi di reclusione a carico della sudamericana di 46 anni accusata di aver fatto prostituire la figlia di appena 16 anni. La donna, difesa dall'avvocato Fabio Crea che ha già annunciato ricorso in cassazione, aveva dichiarato di essere sempre stata all'oscuro di tutto sostenendo che la figlia avrebbe fatto soltanto massaggi e che sarebbe stata lei stessa a pubblicizzarsi su internet. I giudici veneziani, così come stabilito in primo grado dal giudice Daniele De Fazio, hanno sentenziato che la sudamericana non poteva non sapere. Secondo gli inquirenti infatti non sarebbe verosimile che la 46enne non sapesse che i soldi che la baby squillo le passava ogni mese per contribuire al bilancio familiare derivassero da prestazioni sessuali e non da semplici massaggi. Non ci sono dubbi invece sul fatto che la giovanissima si reclamizzasse sul web anche con una sua foto, seppur con il volto oscurato: non sarebbe mai arrivata ad avere rapporti sessuali completi, limitandosi a massaggi ad alto tasso erotico o a preliminari molto espliciti. La ragazza, in qualche modo, avrebbe anche cercato di selezionare la clientela: pare accettasse infatti solo italiani e svolgesse una prima verifica con una breve conversazione al telefono. Al primo contatto venivano fornite indicazioni generiche sul luogo da raggiungere e una volta sul posto, veniva comunicato al cliente di turno l'indirizzo preciso. Il “giro” messo in piedi era comunque di una certa rilevanza: in media tre appuntamenti al giorno, tutti al pomeriggio anche se con alcuni periodi di interruzione, e l'attività sarebbe proseguita pure quando la famiglia andò in vacanza a Bibione. Gli uomini che arrivavano a bussare a quella porta erano in gran parte dalla Marca, ma non mancava chi proveniva da fuori regione con tariffe che andavano da 60 a 100 euro a prestazione.