Il giudice civile dovrà confermare o revocare i sigilli a un milione e 725 mila euro
BENI SEQUESTRATI A GABRIELLA BRUGNERA: SI DECIDE IN AULA
La 53enne lavorava come contabile alla ditta Art Serf di Vazzola
VAZZOLA - (gp) Il giudice civile del tribunale di Treviso deciderà mercoledì mattina se confermare o meno il sequestro di beni mobili e immobili sottratti dalla magistratura a Gabriella Brugnera, la 53enne contabile della Art Serf di Vazzola accusata di essersi intascata quasi due milioni di euro della ditta. A promuovere l'azione civile, e a ottenere dunque il sequestro, erano stati gli avvocati Andrea Favretto e Pamela Rizzo dello studio Calvetti, che tutelano gli interessi di Remo Perin, il titolare dell'azienda che nel marzo scorso denunciò la sua dipendente dopo essersi accorto degli ammanchi di denaro. Attualmente i sigilli sono stati messi a conti correnti, a partecipazioni azionarie e a una decina tra abitazioni e appartamenti nelle province di Belluno, Venezia e Treviso, tra i quali uno chalet a Borca di Cadore, immerso nel verde dei boschi. Stando a quanto sostiene l'accusa, la donna avrebbe sottratto il denaro attraverso operazioni bancarie e versamenti non solo a beneficio personale, ma anche a due società intestate ai figli e ai fratelli. Operazioni rese possibili dal suo ruolo interno all'azienda in cui gestiva i conti. Secondo la Guardia di Finanza, che ha condotto le indagini, Gabriella Brugnera non avrebbe soltanto investito i proventi della sua presunta attività illecita, ma avrebbe sostenuto normali spese come ad esempio l'arredamento dello chalet a Borca di Cadore, il rinfresco di laurea del figlio o le gomme da neve per la sua auto. Dettagli venuti alla luce dopo la denuncia del titolare della Art Serf di Vazzola che spulciando i conti della sua ditta aveva notato dei versamenti sospetti. Dopo un rapido controllo scoprì che dalle casse dell'azienda erano partiti bonifici intestati ad aziende a lui sconosciute. Di lì a poco venne a galla anche il buco milionario creato nel tempo dalla dipendente. Le accuse comunque rimangono ancora tutte da dimostrare: gli investigatori, in tal senso, hanno acquisito dalla sede amministrativa della società centinaia di documenti oltre al computer normalmente utilizzato dalla Brugnera.