Treviso, operazione della squadra mobile e della polizia stradale, 31 denunciati
RICICLAGGIO DI AUTO DI LUSSO SGOMINATA LA GANG DEGLI ZINGARI
Tre arrestati, in cella anche un 25enne trevigiano, Ivan Baricevic
TREVISO - Un'organizzazione, dai meccanismi ben oliati, specializzata nel riciclaggio di veicoli di lusso frutto di furti e truffe. A disarticolarla è stata la squadra mobile di Treviso con la collaborazione delle polizie stradali di Treviso e Udine. A comporre il gruppo criminale erano: un nomade trevigiano residente a Santa Bona in via dei Biscari, Ivan Baricevic, 25 anni, e due friulani residenti a Lignano, Mauro Sileno e Samil Huseinagic, di 42 e 36 anni. Per tutti, accusati di truffa, furto e ricettazione, si sono aperte le porte del carcere mentre altre 28 persone sono state denunciate tra cui un nomade 48enne di Ponzano, braccio destro di Baricevic: facevano parte della fitta rete di collaborazione con l'organizzazione. In pochi mesi la banda era riuscita a far sparire, reimmatricolare e rivendere ad ignari acquirenti ben 24 vetture di pregio, la maggior parte Bmw: le vetture, quasi tutte recuperate, avevano fruttato un guadagno di circa 720mila euro. Ben precisi i ruoli nella banda: Baricevic aveva il compito di procurarsi le vetture attraverso furti e truffe mentre i due complici si occupavano dei trasferimenti delle auto verso l'estero ed in particolare verso la Slovacchia. I veicoli infatti venivano “ripuliti”, clonando i numeri di telaio con altri già esistenti, spediti all'estero per ottenere della nuova documentazione e fatti tornare in Italia. Lo stesso metodo veniva utilizzato anche per le auto provenienti dalla Slovacchia che venivano ripulite nel nostro Paese e poi messe in vendita. La banda si serviva, hanno accertato gli investigatori, di un'agenzia di pratiche auto di Latisana per la reimmatricolazione dei mezzi. I veicoli venivano poi rivenduti ad un prezzo inferiore del 30% prezzo di listino: tra le persone incaricate della vendita c'era anche il titolare di un autolavaggio di Lignano. A dare il via alle indagini era stata la squadra mobile di Treviso.