Progetto sull'artista americano promosso dal Guggenheim di Venezia
TORNERÀ A RISPLENDERE UNO DEI CAPOLAVORI DI JACKSON POLLOCK
Restauro di "Alchemy" iniziato all'Opificio delle pietre dure di Firenze
VENEZIA - Lo scorso giugno la Collezione Peggy Guggenheim ha dato inizio a un importantissimo progetto di studio e conservazione di dieci opere di Jackson Pollock, realizzate tra il 1942 e il 1947, oggi proprietà del museo veneziano. Le tele vennero acquisite dalla stessa Peggy Guggenheim, mecenate dell’artista americano che espose nella propria galleria newyorkese Art of This Century nel corso degli anni ’40. Nell’insieme le dieci opere rappresentano un momento cruciale nel lavoro di Pollock, ovvero il passaggio da un linguaggio pittorico relativamente tradizionale e figurativo/astratto, a quella tecnica distintiva di versare, schizzare e sgocciolare la pittura sulla tela stesa a terra.
I risultati delle prime analisi sono stati presentati nei mesi scorsi, in un simposio all'Istituto italiano di cultura di New York. Ora scatta la seconda fase del progetto: Alchemy, una delle opere più note e amate di Pollock, nonché tra i suoi primissimi dripping, realizzata nel 1947 nello studio di Long Island, verrà sottoposta ad un intervento di analisi analitica e conservazione presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze. Il dipinto sarà oggetto di ulteriori analisi e prove in preparazione al meticoloso intervento di pulitura della sua complessa superficie pittorica costituita da diversi strati di smalto, resina alchidica e colori a olio, uniti a una complessa combinazione di diversi materiali quali stringhe, sabbia e sassolini, il tutto combinato in un impasto denso, grumi di pittura, schizzi e sgocciolamenti. La pulitura è necessaria per rimuovere lo strato di sporco accumulato negli anni, che ha compromesso la qualità estetica del quadro, opacizzando i colori e diminuendo lo spazio tridimensionale creato dalla tecnica innovativa di Pollock.
Questo progetto di ricerca, il primo in assoluto in Italia, è reso possibile grazie a un gruppo scientifico di rilievo coordinato dai dipartimenti di conservazione della Collezione Peggy Guggenheim di Venezia e dal Museo Solomon R. Guggenheim di New York, con il fondamentale contributo dell'Opificio delle Pietre Dure, del MOLAB (dell’Istituto CNR di Science e Tecnologie Molecolari e del Centro di Eccellenza SMAArt, di Perugia), dell’Istituto CNR Nazionale di Ottica di Firenze e del Laboratorio di Diagnostica di Spoleto. Il progetto coinvolge inoltre scienziati, conservatori e curatori americani che hanno già svolto ricerche sulle tecniche di Pollock. Sarà la prestigiosa istituzione fiorentina a ospitare Alchemy, nello stesso momento in cui sta restaurando un’altra icona della storia dell’arte, L'Adorazione dei Magi, la pala leonardesca commissionata dai monaci agostiniani di San Donato a Scopeto e dal 1670 appartenente alla Galleria degli Uffizi di Firenze. In questa splendida cornice lo studio e la conservazione dell’antico e del contemporaneo si uniscono.