Oltre un mese in cella da innocente, finisce l'incubo per un 65enne montebellunese
TENTATA RAPINA A DUE LUCCIOLE: CHIESTA L'ARCHIVIAZIONE DEL CASO
Le prostitute avevano "gonfiato" la vicenda: l'uomo non ha fatto nulla
PREGANZIOL – (gp) Prima ha passato da innocente oltre un mese in carcere a Verona (con tanto di osservazione psichiatrica all'interno della casa circondariale), poi è stato liberato perchè si è scoperto chele accuse non avevano alcun fondamento. Ora, dopo essere stato iscritto nel registro degli indagati per tentata rapina ai danni di una lucciola ungherese di 22 anni e della sorella di 18, il pm Mara De Donà ha chiesto l'archiviazione del fascicolo a carico di un 64enne di Montebelluna, pensionato e incensurato. Fondamentale per l'atteso epilogo è risultato essere l'incidente probatorio di fronte al gip Angelo Mascolo in cui sono state ascoltate le testimonianze delle due vittime, che al momento si trovano in carcere per rapina aggravata. I carabinieri del nucleo radiomobile di Treviso, dopo aver raccolto la testimonianza delle due lucciole (che avevano sporto denuncia fornendo ai militari modello e numero di targa dell'auto di quell'uomo), avevano stretto le manette ai polsi dell'uomo che era stato rintracciato in viale della Repubblica. Era il 16 ottobre scorso, i fatti a Preganziol. L'uomo si era fermato a fare benzina: due ragazze si erano avvicinate e avevano bussato al finestrino. “Abbiamo una stanza qui vicino”, dissero. L'uomo, non credendo che fossero prostitute e che stessero chiedendo un passaggio, si sporse per aprire la porta dell'auto. Le lucciole videro che nella cintura aveva una pistola, risultata essere un giocattolo. Convinte che potesse fare loro del male, sono scappate e hanno iniziato a gridare. Lui, sceso dall'auto, disse loro che si trattava di una pistola giocattolo, e se ne andò via. Le due lucciole incrociarono una gazzella dei carabinieri e raccontarono la loro versione dei fatti poi smentita in aula. Anzi: è emerso che con la stessa tecnica le due avrebbero messo a segno delle rapine ai danni dei loro clienti, motivo per cui si trovano dietro le sbarre.