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La memoria cinematografica del lavoro in una rassegna dedicata ad Andrea Zanzotto
LUOGHI, PERSONE, MESTIERI RACCONTATI NEGLI SPAZI BOMBEN
Questa sera alle 20.30 Pour la suite du monde (Per quelli che verranno)
TREVISO - Torna negli spazi di Fondazione Benetton Studi Ricerche la rassegna cinematografica "Paeaggi che cambiano" ciclo di incontri dedicato alle modificazioni che l'uomo genera nei territori in cui vive. Dopo aver trattato una parte documentale in questa seconda edizione si parlerà dell'intreccio tra lavoro, uomo e luogo. Attraverso il lavoro – le tecniche e gli strumenti – l’uomo ha da sempre cambiato il mondo, fino a rendere l’ambiente simile a sé (forse un po’ troppo?), ma la pratica e la memoria del lavoro non hanno trovato nel cinema di fiction, narrativo o spettacolare, una grande attenzione, quasi che la funzione del divertimento sia “esclusiva”, debba cioè escludere il mondo della creazione-produzione e della fatica quotidiana, per privilegiare un mondo fantastico, parallelo a quello reale.
Il proposito ambizioso dei cinque titoli della seconda parte della rassegna è quello di selezionare alcuni film nei quali il lavoro come creazione individuale e/o fatica collettiva è il motore delle storie: si tratta di poche opere particolarmente significative, colte in un vasto arco temporale, che diventano obiettiva (e talora inesauribile) fonte di dibattito, ma possono anche innescare una scelta ulteriore, suggerire una personale continuazione da parte dello spettatore.
Nel corso del Ventesimo secolo la classe operaia è stata spesso protagonista della storia attraverso lotte e sconfitte e rivoluzioni, per arrivare di recente, nell’epoca post-industriale, a una sua apparente scomparsa (almeno nel mondo occidentale); di queste alterne vicende testimoniano alcune incursioni del cinema nell’universo del lavoro, che costituiscono una specie di incontro tra l’ordinario e il meraviglioso, già dagli estremi di Metropolis (1927) di Fritz Lang e di Tempi moderni (1936) di Charlie Chaplin, cioè dalla rivolta dell’operaio-massa allo sberleffo del vagabondo che entra, letteralmente, nella catena di montaggio.
“Perché il mondo continui” è la traduzione del titolo d’apertura, il franco-canadese (del Quebec) Pour la suite du monde (1963): si tratta, emblematicamente, di un piccolo mondo, di una comunità che vive in un’isola fluviale e che, attraverso il cinema etnografico di Brault e Perrault, recupera la memoria di un lavoro, di una tecnica di pesca abbandonata. La visione del film, costruito e spontaneo insieme, equivale a una lezione dal vivo sulla tradizione, sulla sua importanza, ma anche sulla sua morte, spesso inevitabile, e sulla sua, talora prodigiosa, resurrezione (LM).
mercoledì 12 febbraio 2014 ore 20.30
Pour la suite du monde (Per quelli che verranno)
regia di Pierre Perrault e Michel Brault (durata 105’, 1963, Canada)
serata inaugurale con il patrocinio della “Délégation du Québec à Rome”
presentano il film Antonio Costa, docente di Storia del cinema all’Università IUAV di Venezia e Luciano Morbiato, curatore del programma della rassegna.
mercoledì 26 febbraio 2014 ore 21
Le ricamatrici
regia di Eléonore Faucher (durata 89’, 2004, Francia)
mercoledì 12 marzo 2014 ore 21
Tempi moderni
di Charlie Chaplin (durata 89’, 1936, USA)
mercoledì 26 marzo 2014, ore 21
La classe operaia va in paradiso
regia di Elio Petri (durata 125’, 1972, Italia)
mercoledì 9 aprile 2014, ore 21
La stella che non c’è
regia di Gianni Amelio (durata 104’, 2006, Italia e coproduzione)