In aula il processo a carico di Francesco Ferrazzano, 64enne di Foggia
DITTE SVUOTATE PER FARLE FALLIRE: IN AULA IL BOSS DELLE BANCAROTTE
I tre complici hanno patteggiato la pena appena sette giorni fa
CAERANO SAN MARCO – (gp) A distanza di una settimana esatta dal patteggiamento dei suoi tre presunti “sodali”, è tornato in aula il processo a carico di Francesco Ferrazzano, il 64enne di Foggia chiamato a rispondere di bancarotta fraudolenta e considerato dagli inquirenti il boss della banda che, attraverso un prestanome, avrebbero controlla sette aziende tra la Marca e la provincia di Foggia avendo come unico scopo quello di fare acquisti di beni (elettrodomestici, auto ma anche legname) senza pagarli o versando assegni scoperti. In aula sono stati sentiti gli agenti di polizia giudiziaria che hanno condotto le indagini, i quali hanno ribadito quanto sostenuto dall'accusa. Si tornerà di fronte ai giudici a metà maggio. Sette giorni fa, di fronte al gup Silvio Maras, erano comparsi Giuseppe Nunzio Santoro, foggiano di 54 anni e considerato il prestanome, che ha rimediato una pena di un anno, quattro mesi e venti giorni di reclusione, Potito Giannuario, 64enne di Foggia che ha patteggiato tre anni, e Claudio Dametto, 54enne di Caerano San Marco che ha concordato una pena di due anni e quattro mesi. Secondo la Procura di Treviso i quattro, in concorso tra loro e con diversi ruoli nella vicenda incriminata, avrebbero beffato circa una settantina di fornitori in tutto il nord Italia. I finanzieri, il 23 febbraio dello scorso anno, arrestarono il prestanome a cui erano intestati tutti gli atti riguardanti le sette ditte, nate nel 2007 e fatte fallire nel 2010. Le indagini successive avrebbero dimostrato che Santoro sarebbe stato solo una pedina mossa dagli altri tre imputati. Tre mesi più tardi, il 23 maggio, vennero infatti eseguite le ordinanze di custodia cautelare per Ferrazzano, Dametto e Giannuario.