In aula Alessandro Fort, Mario e Cecilia Ferrarelli. L'ex pres. Busato ha patteggiato
TRUFFA AI DISOCCUPATI: AL VIA IL PROCESSO PER LO SCANDALO EFAL
Avrebbero incassato 1,8 milioni di fondi europei dalla Regione Veneto
TREVISO – (gp) Al via il processo a carico degli ex vertici dell'Efal in merito all'inchiesta sulla presunta truffa ai disoccupati. Dopo il patteggiamento a 11 mesi e 27 giorni dell'ex presidente dell'ente, il 53enne di Treviso Fabrizio Busato, sul banco degli imputati per l'accusa di truffa aggravata ci sono l’ex direttore generale ed ex assessore Dc Mario Ferrarelli, 83enne residente a Treviso, la figlia e dipendente Cecilia, 47 anni anche lei trevigiana, e il coordinatore Alessandro Fort, 49 anni di Noale. Secondo il sostituto procuratore Valeria Sanzari, titolare del fascicolo, avrebbero incassato fondi europei, elargiti poi dalla Regione Veneto, destinati a dei corsi di formazione per giovani alla ricerca di un'occupazione. Tra il 2005 e il 2010 l'ente di formazione e addestramento, istituito nel 1972 e legato al Movimento Cristiano Lavoratori, secondo l'accusa avrebbe ottenuto indebitamente circa un milione e 800 mila euro che l'Europa aveva versato nelle casse della Regione Veneto. Il fine sarebbe stato appunto quello di “formare” giovani disoccupati per inserirli nel mondo del lavoro in vari settori, dal restauro di beni culturali al marketing passando per la lavorazione della ceramica. Secondo gli inquirenti, il meccanismo per intascare le somme si sarebbe fondato sulla presentazione di fatture false relative ad acquisti di beni e di servizi in realtà mai fatti, oltre al deposito di finti documenti relativi al numero di partecipanti e alle spese di docenza. Documenti che sarebbero risultati in alcuni casi anche intestati a persone che non avevano nulla a che fare con l'ente di formazione. L'Efal li avrebbe presentati alla Regione che poi avrebbe firmato le varie delibere con cui girava all’ente i fondi pubblici. Il denaro però, secondo la Procura, sarebbe finito nelle tasche degli imputati che respingono le accuse dicendo che si sarebbe trattato soltanto di una contabilizzazione scorretta delle spese. Le difese insomma contano di dimostrare che non c’è stata alcuna azione dolosa da parte degli ex vertici dell'Efal, e nessuna truffa ai danni dell’ente pubblico. Si torna in aula a fine ottobre.