Indagini chiuse per il colpo messo a segno ai danni di Raffaele Barazzuol
PIZZAIOLO RAPINATO: ANCHE L'EX FIDANZATA TRA I RESPONSABILI
In quattro verso il processo: vittima il titolare del "Lago Verde"
TREVISO – (gp) Secondo la Procura di Treviso sarebbero tre i responsabili della rapina messa a segno ai danni di Raffaele Barazzuol, il 40enne titolare della pizzeria "Lago verde" di Casier rimasto vittima di un agguato il 4 luglio scorso. L'indagine della squadra mobile di Treviso e dei carabinieri di Dosson, dopo cinque mesi di indagini aveva portato all'arresto di tre kossovari di 19, 24 e 25 anni, Mark Nikolli, Joni Shehaj e Leonard Gashi, e alla denuncia a piede libero di altre cinque persone. La Procura di Treviso, chiedendo l'archiviazione per Joni Shehaj, ha invece formalizzato le accuse nei confronti di Nikolli (difeso dall'avvocato Fabio Crea) e Gashi (difeso dall'avvocato Pretty Gorza), e anche dell'ex fidanzata di Barazzuol (con lui nella foto), la 27enne cubana Luna Y Navarro, considerata dagli inquirenti la basista del colpo e di un'altra rapina messa a segno a Vedelago il 23 settembre scorso ai danni dei coniugi Giuseppe Bresolin e Annalisa Bonin, molto conosciuti nella zona e proprietari di una concessionaria d'auto. Sospettati di questa seconda rapina sono proprio Nikolli e Gashi. Legata a questa vicenda, confluita nel fascicolo principale per il colpo ai danni di Barazzuol, gli inquirenti accusano di ricettazione un'amica di Luna Y Navarro, una 22enne romena: nell'abitazione in cui vivevano entrambe (tutt'e due, difese dall'avvocato Luca Dorella, sarebbero fidanzate con i due presunti rapinatori) vennero ritrovate le borse (sette Louis Vuitton contraffatte e una Gucci autentica9 che vennero rubate alla coppia di Vedelago. L'accusa per rapina Barazzuol si basa sui riscontri del dna e sull'incrocio dei dati del gps dell'auto dei malviventi e dei loro cellulari al momento della rapina: gli investigatori repertarono alcuni mozziconi di sigaretta a circa 20 metri dal luogo della rapina e il dna ricavato combaciava perfettamente con altri mozziconi e tracce biologiche repertate dagli agenti seguendo, passo passo, i movimenti della banda. I rapinatori, e questo è il dato più singolare, rubarono a Raffaele Barazzuol anche il telefono cellulare: uno dei banditi, nel tentativo si sbloccarlo, si fece inavvertitamente immortalare in una foto prima di gettarlo via.