Sono accusati di accesso abusivo al sistema informatico delle forze dell'ordine
ABUSI NELL'ACCESSO AI DATI: SOTTO ACCUSA CARABINIERE E DETECTIVE
Due le presunte vittime costituitesi parte civile: potrebbero salire a 10
VILLORBA – (gp) Potrebbero diventare una decina le presunte vittime delle condotte contestate dalla Procura di Venezia a un carabiniere e a un investigatore privato finiti a processo per rispondere a vario titolo dei reati di accesso abusivo al sistema informatico delle forze dell’ordine e rivelazione di segreto d’ufficio. Dopo la costituzione di parte civile di una seconda vittima (ovviamente presunta visto che il processo è appena agli inizi e gli imputati hanno sempre respinto le accuse battendosi per dimostrarne l'insussistenza), il giudice ha disposto la notifica di fissazione udienza a tutte le persone che sarebbero state “attenzionate” dal carabiniere e dall'investigatore privato (che sono anche i testimoni citati dall'accusa e dalle difese) le quali, a loro volta, potrebbero così diventare parti offese a processo. La vicenda finita sotto inchiesta risale al 2011 e venne denunciata da una giovane donna di nazionalità albanese che in quel periodo si stava separando dal marito. Nella segnalazione alla Procura aveva riferito i suoi sospetti, ovvero che l'investigatore privato avesse cercato di ottenere informazioni relative ad un’inchiesta penale a suo carico. A conclusione degli accertamenti, il pm Stefano Buccini decise di iscrivere nel registro degli indagati tre persone. La prima, un carabiniere che all’epoca dei fatti era in servizio a Silea, pur respingendo ogni addebito aveva preferito evitare il processo concordando con la Procura un patteggiamento a 12 mesi di reclusione ottenendo la sospensione condizionale della pena. Gli altri due indagati invece, dichiarandosi del tutto estranei ai fatti contestati, hanno ritenuto di poter dimostrare la loro innocenza davanti al Tribunale. Si tratta del titolare di un'agenzia di investigazioni di Treviso e di un carabiniere in servizio a Villorba, assistiti dagli avvocati Alessandro Canal di Treviso ed Elisabetta Costa di Padova. Si tornerà in aula a dicembre quando inizierà la sfilata dei testimoni del pubblico ministero.
“L'accusa parla di accesso abusivo al sistema informatico delle forze dell'ordine. Non c'è nessuna attinenza, sussistenza o rilevanza di rapporti con l'investigatore privato. L'unico elemento che li collega è la presunta persona offesa”. Parole di Alessandro Canal, l'avvocato trevigiano che difende il militare di Villorba nel procedimento penale di fronte ai giudici del Tribunale di Venezia che vede imputato anche un detective di Treviso reo, secondo l'accusa, di aver ottenuto informazioni relative ad un’inchiesta penale a carico della presunta parte offesa grazie all'aiuto di un altro carabiniere, all'epoca dei fatti in servizio a Silea, che ha già patteggiato la pena. Con il passaggio di informazioni sensibili insomma, il secondo militare non c'entra nulla come ha già appurato (e di conseguenza mai contestato) la magistratura veneziana.