Complessa operazione della Mobile tra Treviso e l'Est Europa
SGOMINATA L'ALLEANZA DELLA PROSTITUZIONE SUL TERRAGLIO
Gli albanesi controllavano la strada, i romeni gestivano le lucciole
TREVISO - Una vera e propria alleanza d'affari, in cui ogni gruppo aveva una specializzazione precisa. Affari loschi, s'intende: il controllo della prostituzione lungo in Terraglio, a Preganziol. E' quella sgominata dalla Squadra Mobile di Treviso al termine di una complessa indagine, in parte ancora in corso, tra la Marca, Roma e l'Est Europa.
L'organizzazione albanese si occupava del luogo di lavoro, controllando la strada, assicurando che nessuno occupasse le 13 postazioni designate ed “affittandole” per circa 3-400 euro ciascuna a settimana ad una banda di romeni. Questi ultimi, procuravano la manodopera: una quindicina di ragazze, tutte giovanissime, tra i 18 e i 23 anni, anch'esse originarie della Romania. Molte di loro, tra l'altro erano legati da relazioni sentimentali con gli sfruttatori, tanto da coprirli con gli investigatori. Le lucciole consumavano dai sette ai dieci rapporti a notte, sia in auto, al prezzo di circa 30 euro, sia in stanze di appartamenti o alberghi (in questo caso l'importo saliva fino a 100 euro).
L'operazione, battezzata “Chirie de loc”, ovvero “Affitto della strada”, ha portato il gip ad emettere, a fine 2013, sei ordinanze di custodia cautelare per Roberto Kovaci, albanese, e Adrian Sava, Iulian Valentin Toader, Ionut Giurca, Nicusor Trandafir, Adrian Trifan, tutti romeni. Soprattutto il primo, era un nome già noto agli inquirenti: è il fratello di Edmond Gjmi, considerato il boss della prostituzione tra Mestre e Treviso. Ed era proprio Gjmi, in galera per traffico di droga, a dare ordini al fratello, durante i colloqui con i parenti, su come mandare avanti l'attività. Kovaci è stato arrestato insieme a Sava: il romeno, però, messo ai domiciliari è scappato facendo perdere le sue tracce. Altri tre romeni non sono stati, Trandafir, grazie ad un mandato di cattura europeo, è stato rintracciato nel suo paese d'origine, estradato in Italia e ora si trova nel carcere di Rebibbia.
Indagati a piede libero anche altri tre romeni, due albanesi e un italiano: un 37enne veneziano, che faceva da autista alle lucciole.
Nel corso delle indagini, i poliziotti hanno appurato che alcuni dei romeni avevano compiuto anche a vari furti in zona.