Gli inquirenti in Cassazione per ripristinare l'associazione finalizzata al terrorismo
LA PROCURA NON MOLLA: RICORSO CONTRO I "SECESSIONISTI VENETI"
L'accusa era caduta per la mancanza di indizi di colpevolezza
BRESCIA – (gp) La Procura di Brescia non ci sta, e ha presentato ricorso in Cassazione contro la decisione del tribunale del riesame di rimettere in libertà i cosiddetti “secessionisti veneti” e di far cadere l'accusa più pesante di associazione con finalità di terrorismo ed eversione dell'ordine democratico per la mancanza dei gravi indizi di colpevolezza. L'udienza di fronte ai giudici romani è stata fissata per il 17 luglio prossimo: tra due settimane si saprà dunque chi vincerà la battaglia tra gli inquirenti bresciani e le 24 persone raggiunte il 2 aprile scorso dall'ordinanza di custodia cautelare. Tra questi anche i due trevigiani Franco Rocchetta e Maria Marini. Il primo, ex deputato 67enne di Colle Umberto e fondatore della Liga Veneta, passò sedici giorni rinchiuso nel carcere di Treviso. La seconda, casalinga 57enne di Volpago del Montello, lasciò il carcere della Giudecca il 23 aprile, dopo tre settimane di detenzione. Per loro, come per gli altri indagati nella vicenda, l'accusa per ora rimasta in piedi riguarda la fabbricazione del famoso “Tanko”, il mezzo sotto sequestro costruito in un capannone di Casale di Scodosia, nel padovano. L'accusa è dunque a vario titolo quella di fabbricazione e detenzione di armi da guerra. Per la Procura Franco Rocchetta sarebbe l'ideologo del progetto indipendentista che avrebbe dovuto portare a un'azione dimostrativa eclatante in piazza San Marco a Venezia simile a quella del 1997 quando venne occupato il campanile di San Marco. A Maria Marini invece gli inquirenti contestavano di essere stata “reclutata” da Patrizia Badii (leader del movimento dei Forconi) e di aver messo a disposizione dei vertici di “Alleanza” la cucina di casa come base logistica per il reclutamento dei militanti e il reperimento dei fondi necessari alla causa venetista.