CISON DI VALMARINO - E’ stata inaugurata nei giorni scorsi, nell’incantevole cornice del “Teatro Magno di Castelbrando” a Cison di Valmarino un'interessante mostra fotografica che testimonia la straordinaria scoperta archeologica della più antica chiesa paleo-cristiana, fatta da un gruppo di ricercatori italiani in Turkmenistan.
La rassegna, organizzata dal Centro Studi Ricerche Venezia-Oriente “Antiqua Agredo” e la guida turistica Yes Venezia, sta avendo un successo straordinario, oltre ogni previsione. Decine di persone ogni giorno, visitano la mostra per ammirare le testimonianze di questa incredibile scoperta, fatta dalla missione italiana diretta dal Presidente di “Antiqua Agredo” Gabriele Rossi Ossida che, in collaborazione con il Dipartimento Nazionale del Turkmenistan dei Monumenti Storici Culturali e con il contributo del Consiglio Regionale del Veneto, ha rappresentato l’iniziativa archeologica più importante in Turkmenistan.
La mostra, attraverso un percorso di immagini e parole, illustra le tappe di una scoperta di fondamentale importanza nell’ambito dell’archeologia paleo-cristiana in Asia, in grado di gettare nuova luce sulla storia dei rapporti tra Italia e Oriente. Se i documenti storici avevano offerto fino ad ora solo indizi sui rapporti commerciali tra italiani e monaci nestoriani, il ritrovamento del Monastero di Merv dà sostanza alle ipotesi storiche. Una convincente conferma archeologica delle remote origini asiatiche delle popolazioni paleovenete, narrate dagli storici antichi, è arrivata dall'ultima missione diretta da Gabriele Rossi Osmida nell'oasi di Adji Kui, nel deserto del Turkmenistan, ad est del Mar
Caspio: l'oggetto più straordinario restituito da quest'ultimo scavo – come riferisce l'archeologo veneziano appena rientrato dall'Asia – è una placca in osso del terzo millennio a.C. decorata con una serie di rosette incise, secondo lo stesso stilema frequentemente ricorrente anche tra i motivi ornamentali della cultura paleoveneta che, secondo la tradizione, proverrebbe da un’area geografica caspiana nota come Paflagonia. È da un quarto di secolo che Rossi Osmida sta riportando alla luce alcune cittadelle del III e II millennio a.C., appartenenti alla “Civiltà delle Oasi”, una cultura di carovanieri dei deserti dell'Asia centrale, da lui stesso identificata nell’antica Margiana. Stavolta la missione dell’associazione Antiqua Agredo – Centro Studi ricerche Venezia-Oriente, ha concentrato le ricerche soprattutto ad ovest della cittadella di Adji Kui 1. E proprio in quest’area, dove si aprivano laboratori artigiani, si sono rinvenuti pesi da telaio e fusarole, e belle cuspidi in selce grigie appuntite e taglienti che lasciano supporre un loro utilizzo come coltellino. Lo stilema dell'incisione delle rosette è una presenza costante e del resto questo motivo ornamentale era già stato riscontrato in altri scavi dell'archeologo veneziano su numerose fusarole (strumenti necessari per la tessitura) e su piccoli contenitori da cosmesi in steatite rinvenuti in Margiana. Lo stesso stilema, secondo gli studi condotti dall’archeologo Serge Cleuziou, si sarebbe irradiato fino all’Oman. La mostra resterà aperta fino al 30 settembre e si potrà visitare tutti i giorni dalle ore: 10 – 15 e 18 – 23.
(Diego Berti)