L'ente di riscossione tributi contatta l'avvocato Grosso, legale di Di Martino
CARTELLA DI EQUITALIA AL PIZZAIOLO, ARRIVA LA RISPOSTA DELLA SOCIETĂ€
"Non è una cartella pazza, l'atto inviato come previsto dalla legge"
RONCADE - (gp) La risposta di Equitalia in merito all'atto di pignoramento presso terzi da 426.916,10, inviato al pizzaiolo di Roncade Domenico Di Martino, non si è fatta attendere. Dall'ufficio relazioni esterni di Roma, la società di riscossione tributi precisa che “non si tratta di una “cartella pazza” e che l'atto è stato inviato secondo quanto previsto dalla legge”. Equitalia, che per legge può esigere il pagamento di una cartella non rivolgendosi direttamente al debitore ma a un soggetto terzo a sua volta debitore del contribuente moroso, sottolinea che Domenico Di Martino sarebbe tenuto comunque a pagare soltanto le somme che deve versare alla Felino srl di Parma, ovvero il debitore principale che deve allo Stato gli oltre 400 mila euro. “Il signor De Martino è stato chiamato a versare esclusivamente quello che è l’importo eventualmente ancora da lui dovuto all’impresa debitrice d’imposta. (...) Nel caso in cui il signor Di Martino non abbia più debiti in sospeso con il contribuente moroso, non deve far altro che inviare apposita comunicazione a Equitalia”. La società di riscossione tributi ha inoltre preso contatto con l'avvocato Vincenzo Grosso, il quale aveva annunciato che a giorni avrebbe mandato una formale istanza per indurre Equitalia a modificare queste forme di procedura esecutiva. Ed è lo stesso legale a sottolineare a sua volta quella che ha definito essere diventata una “questione di principio”. Pur non contestando il modo, lecito e legittimo grazie alla legge speciale che lo consente, con cui Equitalia riscuote i debiti dei contribuenti morosi inviando gli atti di pignoramento presso terzi, l'avvocato Grosso punta però il dito contro il metodo con cui vengono redatti questi atti. Nella lettera di risposta di Equitalia, inviata al legale, vengono precisati luogo e data di nascita di Di Martino e anche il codice fiscale, segno che i dati erano in possesso della società, e viene inoltre precisato che Di Martino deve pagare soltanto il debito che avrebbe contratto con l'odierna Felino srl, ma che all'epoca del presunto debito si chiamava Edil Faca srl. “La lettera di precisazione è la prova provata che l'atto di pignoramento è inadeguato, lacunoso e non è chiaro – afferma l'avvocato Grosso – L'effetto paradossale è che un atto senza queste precisazioni non fa gli interessi dell'Agenzia delle Entrate”. Del caso si occuperà anche la trasmissione La Gabbia, in onda domenica sera su La7.