TREVISO - “Ora serve un miracolo”. Non usa giri di parole il vice Prefetto di Treviso, Pietro Signoriello, per commentare l'esito del vertice che si è svolto oggi presso la Prefettura e che vedeva presenti quasi tutti i sindaci della Marca per discutere dell'emergenza profughi e trovare una possibile soluzione per la loro accoglienza. La fumata nera, del resto prevista, porterà all'esito che si voleva scongiurare: i profughi in arrivo nei prossimi giorni, 19 circa ma un altro centinaio giungeranno entro la prossima settiman
a, e quelli che saranno costretti ad uscire dal dormitorio delle ex scuole elementari “Marconi”, 34 in tutto, resteranno letteralmente per strada, senza un alloggio. “La discussione si è trasformata in uno sfogatoio”: racconta don Davide Schiavon per definire le posizioni dei sindaci, divisi su come risolvere l'allarme, ma uniti nella contestazione contro il Governo. Solo il Comune di Treviso e quello di Silea hanno dato qualche spiraglio di apertura ma la totalità delle altre fasce tricolori erano sulla stessa linea d'onda: nessuna disponibilità ad ospitare. A “metterci una pezza”, anche questa volta, sarà la Caritas di Treviso che in queste ore sta cercando una soluzione per i profughi che arriveranno nel nostro territorio e quelli che lasceranno la struttura di Santa Maria del Sile. Per ora è completamente esclusa l'ipotesi di poter alloggiare gli stranieri nelle caserme, sia quelle dismesse che quelle attualmente in uso: era una delle ipotesi che alcuni sindaci avevano rilanciato prima e durante l'incontro di oggi.
Queste le parole del viceprefetto, Pietro Signoriello, del presidente di Caritas, don Davide Schiavon e di Antonio Zamberlan, presidente della Cooperativa Alternativa.