Per la Procura non ci sono prove per stabilire se sia stato commesso un illecito
TIMBRI PREFETTIZI NELLA SCRIVANIA: IL CASO È GIÀ STATO ARCHIVIATO
La dipendente del comune di Spresiano è accusata di peculato e truffa
SPRESIANO – (gp) Il giallo dei timbri prefettizi trovati nella scrivania della dipendente dello stato civile del comune di Spresiano si è già sgonfiato. Nell'avviso di chiusura indagini a carico della donna, accusata di peculato e truffa per aver sottratto valori bollati dalle pratiche matrimoniali o di residenza, questo particolare non viene preso in considerazione in quanto, terminati i controlli, non ci sono prove che siano stati commessi illeciti. Il legale della dipendente comunale, l'avvocato Cristiano Biadene, si è detto fiducioso di poter chiarire tutti i fatti contestati a processo. A differenza di quanto prospettato inizialmente, all'indagata non viene contestato nemmeno il reato di omissione in atti d'ufficio. Anche in questo caso, così come per i sei timbri sequestrati dai carabinieri, non ci sono elementi indiziari tali da poter sostenere un'accusa. La Procura è arrivata alla conclusione che si trattava di lavoro arretrato: i bambini infatti erano stati tutti registrati all'anagrafe del comune ma non erano riportati i nominativi sui registri vidimati dalla prefettura. Le contestazioni insomma sono altre: la dipendente si sarebbe fatta consegnare contanti dicendo che si sarebbe arrangiata ad apporre la marca da bollo o avrebbe chiesto agli utenti soldi in più rispetto al reale ammontare del valore bollato. In tutto sono 51 le pratiche sotto accusa, per un danno presunto di circa un migliaio di euro.