VIDEO E intanto c'è sempre meno tempo i lavori a Santa Caterina
"NON ME L'HA ORDINATO NESSUNO DI FARE UNA MOSTRA A TREVISO "
Marco Goldin stanco delle polemiche sul ritorno di una sua rassegna
Da ultimo, a mettere alla prova la pazienza sono le critiche sollevate da Daniela Zanussi, consigliere comunale del Pd, cioè di maggioranza: “O uno è disinformato, ed è grave, o è prevenuto, ed è ancora peggio”, chiosa il critico.
"Nessuna risorsa sottratta ai programmi culturali del Comune"
Goldin replica punto su punto alle accuse mosse: il costo dell'esposizione in sé, spiega, è tutto a carico della sua società Linea d'ombra, dei suoi sponsor e di un pool di enti e associazioni di categoria locali, che coprono il 20% dell'importo. “Al Comune non costa un cent – rimarca – vorrei sapere quali sarebbero le risorse sottratte ad altri programmi culturali”. All'amministrazione comunale compete, naturalemente, l'adeguamento strutturale del complesso di Santa Caterina per rendere gli impianti di climatizzazione, illuminazione ("Sono fermi a vent'anni fa: un'eternità in questo campo") e sicurezza in linea con gli standard minimi richiesti per i prestiti su scala internazionale. Goldin contesta l'insinuazione che il museo venga messo a posto per un privato: “Non è colpa mia se dopo tanti anni e tanti soldi spesi S. Caterina versa in queste condizioni. E di questi lavori poi beneficerà anche chi verrà dopo di me, come successo anche per Ca' dei Carraresi”, sottolinea Goldin. "Proprio grazie a quell'adeguamento abbiamo potuto portare i Van Gogh veri e non le riproduzioni", dice con una frecciata anche ad Adriano Madaro, l'attuale organizzatore delle mostre in corso nell'edificio di proprietà di Fondazione Cassamarca. Per l'ex convento sono stati calcolati circa 600mila euro con cui verrebbe ammodernato circa il 30% del complesso. "La cifra non è molto lontana dai 400mila euro di preventivo per 3 o 4 sale, fatto da una ditta specializzata di Torino nel 2011, quando mi incontrai varie volte con l'amministrazione Gobbo, per un mio possibile ritorno a Treviso". Esclusa invece la possibilità di utilizzare la sala ipogea di Santa Caterina: le infiltrazioni d'acqua renderebbero troppo costosi gli interventi di sistemazione. Inoltre dovranno essere rinnovati anche gli arredi e gli allestimenti.
Riguardo al fatto che la mostra non apporterebbe nulla al territorio, Goldin ribatte che la sua è una proposta complessiva, articolata in varie rassegne legate alle collezioni del museo Bailo e comprendenti anche percorsi in tutta la provincia. Ma soprattutto, aggiunge, come ogni festival, esposizione o evento culturale, il suo vero lascito è un'accresciuta sensibiltà tra i cittadini: "Negli anni abbiamo portato in un museo centinaia di migliaia di persone che prima non vi erano mai entrate".
Gino Rossi, Martini, i manifesti Salce: non un'unica mostra
La proposta elaborata da Goldin e presentata al Comune si articola su più esposizioni, oltre a quella principale. Due in particolare, legate alle collezioni del museo Bailo, destinato ad essere riaperto, dopo anni di chiusura proprio nell'autunno 2015. Ecco allora una rassegna dedicate ad Arturo Martini: sculture, incisioni ("Bellissime e che nessuno conosce"), dipinti ("Un po' meno belli, ma a loro volta sconosciuti"). E poi una mostra sui pittori trevigiani, dall'Ottocento fino agli anni '30 e '40 del Novecento, con al centro Gino Rossi, autore di cui proprio Linea d'ombra ha curato l'ultima grande retrospettiva, a Brescia, e di cui si aggiungerebbe una decina di quadri da altri musei. Goldin ha già in mente anche il titolo: "Gino Rossi e il suo tempo". Ancora un evento collegato alla collezione di manifesti Salce, che, sempre in quel periodo, dovrebbe trovare collocazione definitiva nell'ex chiesa di San Gaetano, infine una serie di percorsi artistico-culturali in tutta la provincia.
Tempi stretti: dagli Usa vogliono vedere S. Caterina sistemata
Al di là delle polemiche, tuttavia, diventa sempre più pressante diventa il fattore tempo: la mostra principale dovrebbe essere inaugurata a novembre 2015, il museo di Detroit, che presterebbe la maggior parte delle opere, aveva già richiesto di effettuare un sopralluogo nella sede espositiva, come d'uso in questi casi, tra febbraio e marzo, circa nove mesi prima del taglio del nastro. Grazie ai rapporti di stima con la direzione dell'istituzione statunitense, rivela Goldin, la visita era stata posticipata a sei mesi prima. Ora si è reso necessario chiedere di spostare ancora la verifica fino a luglio- agosto del prossimo anno. Goldin ha inviato una mail a Detroit: a giorni attende la risposta in cui si saprà se dagli Stati Uniti accetteranno l'ennesimo rinvio o il progetto dovrà definitivamente tramontare.