Iter già avviato, nascerà nell'area il punto d'accoglienza per gli immigrati
VITTORIO VENETO: ALLA CASERMA GOTTI IL NUOVO CENTRO-PROFUGHI
Ok del Ministero per trasformare la struttura svuotata dai militari
VITTORIO VENETO - L'iter è ormai già ben avviato e anche il Ministero della Difesa avrebbe dato il via libera al progetto: sorgerà a Vittorio Veneto, ed in particolare nell'area dell'ex caserma "Gotti", il nuovo centro profughi della Marca. La caserma, svuotata dai militari, era già stata al centro nei mesi scorsi di vibranti polemiche tra il Pd e la Lega Nord. Durante la fase più calda dell'emergenza sbarchi dal nord Africa il Prefetto, Maria Augusta Marrosu, aveva escluso che le caserme potessero rappresentare una soluzione per dare ospitalità, seppur temporanea, agli stranieri.
Sorpresa del Comune: "Caserme destinate ad altro"
La notizia della presunta decisione di trasformare la caserma Gotti in centro di accoglienza per profughi è stata accolta con sorpresa dall’amministrazione comunale.
“Non conosciamo le “indiscrezioni abbastanza fondate” in base alle quali si ipotizza questa intenzione del Governo – commentano il sindaco Roberto Tonon e l’assessore Barbara De Nardi, che segue i rapporti con le forze militari -: la caserma Gotti peraltro risulta ancora utilizzata dall’esercito, quindi una soluzione come quella annunciata pare davvero poco credibile. In questi mesi abbiamo avuto numerosi incontri con illustri esponenti dell’esercito e del ministero della difesa, a Roma, a Padova e a Vittorio Veneto, per valutare la possibilità di utilizzare le strutture militari vittoriesi a favore della città: per questo la notizia apparsa oggi ci ha colti di sorpresa. Considerato che dopo decenni di ottima convivenza in città, il Governo Monti ha già inopinatamente deciso di trasferire altrove le forze militari, recando un evidente danno economico alla città privandola di 500 famiglie (favorito peraltro dal fatto che l’amministrazione leghista di Vittorio Veneto non ha fatto nulla per trattenere i comandi militari in città), riteniamo che una ulteriore decisione così penalizzante nei confronti di Vittorio Veneto, senza nemmeno coinvolgere l’amministrazione comunale come la correttezza istituzionale imporrebbe, sia assolutamente inaccettabile. Per inciso, se l’amministrazione Da Re avesse pensato alla possibile valorizzazione delle caserme cittadine, invece di disinteressarsene esplicitamente come affermato in una conferenza stampa a fine 2012 e dimostrato dalla mancata assunzione di qualsiasi iniziativa di trasformazione urbanistica, oggi la decisione paventata dalla stampa non sarebbe nemmeno ipotizzabile. Per tutto questo, vogliamo credere che la notizia di cui si parla sia destituita di fondamento. Ferme restando l’attualità dell’emergenza umanitaria e la doverosa accoglienza ai profughi e ai rifugiati, che peraltro la nostra città sta già garantendo in maniera anche quantitativamente superiore ad ogni altro Comune della nostra provincia”.
Il no di Zaia: "Diventerebbe un ghetto"
“Se l’ex caserma Gotti di Vittorio Veneto dovesse davvero diventare un centro di accoglienza per profughi verrebbe di fatto creato un ghetto senza senso nel cuore di una città, una scelta scellerata che dimostra una volta di più la confusione e la totale assenza di cognizione di causa da parte di un Governo che ogni giorno che passa dimostra la totale incapacità di gestire un fenomeno come quello della migrazione di massa che stiamo subendo, e la più assoluta e un po’ vile rassegnazione nel non imporre un coinvolgimento reale dell’Europa, come farebbe uno Stato degno di questo nome”. Con queste parole il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia si dice “totalmente contrario” all’ipotesi di trasformare in un centro di accoglienza l’ex insediamento militare vittoriese. “Gli ospiti della Gotti – aggiunge Zaia – in breve diverrebbero numerosissimi. Qualcuno si è posto il problema di come gestire l’ordine pubblico visti gli oramai numerosi casi in cui si è verificato che tra i migranti c’è anche parecchia gente di malaffare? Come garantire la dovuta assistenza sanitaria e la relativa indispensabile prevenzione e profilassi? Forse a pagare dovranno essere i cittadini assistiti dall’Ulss 7? Come immaginare un qualsiasi per quanto labile forma di integrazione con la popolazione locale?”. “Giro queste domande a chi sta pensando di realizzare un ghetto ingestibile nel cuore di una delle principali città del Veneto. Rispondano in maniera convincente – conclude Zaia – o lascino perdere, perché non siamo disposti a subire i danni economici e sociali di una situazione ormai sfuggita di mano, per la quale oramai non si fa altro che cercare in emergenza siti tappabuchi”.