Il pm pronto a chiedere il rinvio a giudizio per l'ipotesi di reato di omicidio colposo
SEPOLTO NEL VIGNETO: INDAGINI CHIUSE SULLA MORTE DI MICHIELON
Indagati il padre Ermanno e Stefano Rebuli, il proprietario del terreno
VALDOBBIADENE - (gp) La tragedia costata la vita all'assessore Roberto Michielon, il 47enne sepolto vivo nella trincea che stava scavando con il nipote Ivan nell'azienda vitivinicola Rebuli di via dei Bimbi a Valdobbiadene, sta per finire in un'aula di tribunale. Il sostituto procuratore Valeria Sanzari ha infatti chiuso le indagini sull'accaduto e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per l'ipotesi di reato di omicidio colposo di Ermanno Michielon, il padre della vittima che risulta essere il titolare della ditta di famiglia, e di Stefano Rebuli, il proprietario del terreno dell'azienda agricola in cui i due operai stavano effettuando i lavori di scavo. La Procura, a pochi giorni dalla tragedia, aveva tenuto a precisare che si trattava di un atto dovuto, a stessa tutela delle persone sottoposte a indagini, per permettere di porre sotto sequestro l'area ed effettuare i rilievi e gli accertamenti del caso. I risultati, stando a quanto sostenuto dagli inquirenti sulla base delle indagini svolte per stabilire le esatte cause del cedimento, sembrano dire che nel corso dei lavori le più elementari misure di sicurezza sarebbero state assenti, o comunque non adeguate. I tecnici dello Spisal, che si sono avvalsi anche di un esperto in geologia, sostengono che al momento della tragedia non ci fosse nessuna armatura di sostegno per evitare o prevenire un eventuale cedimento del terreno o un franamento delle pareti. Trattandosi di un terreno di riporto, era necessaria infatti una puntellatura della trincea che, stando all'accusa, non è stata fatta. Rimosse le decine e decine di metri cubi di terreno che sono rovinate addosso a Roberto e a Ivan, non sono state trovate paratie installate per rendere più sicuri i lavori. Motivo per cui da quello che sembrava un atto dovuto si è passati alle contestazioni di violazione delle norme di sicurezza sugli ambienti di lavoro, che hanno portato il pm a contestare a Ermanno Michielon e a Stefano Rebuli l'ipotesi di reato di omicidio colposo. Rimane però ancora da capire se il braccio meccanico, posizionato a fianco della trincea e utilizzato per effettuare lo scavo, con il suo peso abbia contribuito a far crollale il terreno.
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