Rigettata la richiesta del pm di sospensione dal lavoro a carico dei dieci indagati
CASO MOTORIZZAZIONE: PER IL GIP NON CI SONO ESIGENZE CAUTELARI
Inchiesta legate alle autorizzazioni per il trasporto di merci pericolose
TREVISO – (gp) Mancanza di esigenze cautelari e di gravi indizi di colpevolezza. Con queste motivazioni il gip Umberto Donà ha rigettato la richiesta di sospensione dal lavoro formulata dal pm Massimo De Bortoli nei confronti dei dieci dipendenti della Motorizzazione Civile di Treviso.
All'indomani degli interrogatori in cui uno dopo l'altro hanno risposto alle domande del giudice respingendo punto su punto le tesi accusatorie della Procura di Treviso, l'inchiesta pare volgere a favore delle dieci persone finite nei guai per le ipotesi di reato di abuso d'ufficio e falso in atto pubblico.
Difesi dagli avvocati Fabio Pavone, Daniele Panico e Giovanni Zanotto, i dipendenti dell'ente avevano ribadito di aver agito secondo le regole e aver sempre rispettato la legge, escludendo di aver commesso errori. Allo stesso tempo però avevano riferito che le norme per la revisione dell'Adr, l'autorizzazione per trasportare su strada merci pericolose all'estero, sono di difficile interpretazione. In più sono cambiate nel corso degli anni, tant'è che le presunte condotte illecite sono difatti circoscritte dalla stessa Procura nel biennio 2010-2012.
Sono ventidue in tutto le pratiche considerate sospette, e da due anni a questa parte l'ufficio finito nell'occhio del ciclone avrebbe sempre lavorato in maniera esemplare. Segno, secondo le difese, che potrebbe magari trattarsi di errori commessi in buona fede piuttosto che di condotte illecite reiterate, come invece ipotizzano gli inquirenti. Dello stesso avviso delle difese sembra essere stato il gip, che a fronte delle dichiarazioni rese dagli indagati non ha ravvisato sufficienti le prove della Procura per giustificare un provvedimento di sospensione dal lavoro.
Oltre ai dipendenti della motorizzazione, è emerso che anche due agenzie sarebbero coinvolte nel caso. A far scattare le indagini, condotte dalla compagnia dei carabinieri di Treviso, era stata la denuncia di una terza agenzia di mediazione che avrebbe avuto difficoltà nell'ottenere le autorizzazioni per il trasporto di merci pericolose all'estero.