Sotto accusa i proprietari di una villa di Valdobbiadene, il geometra e i costruttori
A PROCESSO PER IL TETTO MOBILE DELLA PISCINA: ASSOLTI IN CINQUE
Tutti i permesi erano a posto: contestata una violazione ambientale
VALDOBBIADENE – (gp) Dal punto di vista amministrativo era tutto a posto: i permessi erano stati rilasciati, i lavori erano stati eseguiti a regola d'arte e le iniziali violazioni (se così si possono chiamare) erano state tutte sanate. Non da quello penale però, che rischiava di costare davvero caro a una coppia di Valdobbiadene la quale, in caso di condanna, poteva rimediare una pena da uno a quattro anni di reclusione.
Seppur paradossale, la vicenda che riguarda la costruzione di una copertura retrattile di una piscina di una villa privata e un muretto in sassi per evitare smottamenti di terreno, non coinvolgeva soltanto i due proprietari dell'immobile, ma anche il geometra (nonché direttore dei lavori) e i titolari delle due aziende che li avevano svolti.
In cinque insomma erano finiti a processo per un caso al limite dell'incredibile, considerato che le presunte parti offese (Comune di Valdobbiadene, Regione Veneto e Soprintendenza ai Beni Architettonici) non si sono nemmeno costituite parti civili. Analizzate tutte le fonti di prova, il giudice ha alla fine dato ragione alle difese assolvendo tutti gli imputati perchè il fatto non sussiste.
Tutto ha inizio nel 2008 quando la coppia di Valdobbiadene ha deciso di costruire una copertura mobile per la piscina di casa, che essendo una pertinenza non avrebbe avuto nemmeno bisogno del permesso di costruire. In parallelo, per evitare che il terreno sottostante la vasca potesse cedere, in via precauzionale si era deciso di costruire una “scarpata” in sassi. Erano partite così le richieste per i permessi e in parallelo anche i lavori. Niente di anomalo, tanto che la famiglia aveva ottenuto tramite una sanatoria edilizia non solo la compatibilità paesaggistica ma anche il via libera a livello urbanistico, compreso il parere della soprintendenza che in casi come questo risulta vincolante e necessario.
I problemi sono sorti però nel 2010, quando un provvedimento della Regione Veneto aveva definito l'area di “notevole interesse pubblico”. Particolare non di poco conto, visto che i lavori erano ancora in corso, e che aveva costretto i proprietari della villa a richiedere nuove autorizzazioni, che sono comunque arrivate. Non abbastanza in fretta però visto che il procedimento penale, proprio per quelle violazioni in materia ambientale, era già stato incardinato.