"L'hanno attirato lontano per ucciderlo, qui l'avremmo difeso"
"DOVETE ANDARVENE, NON VOGLIAMO ASSASSINI QUI"
A Borgo Capriolo, residenti contro i parenti dell'omicida
Sabato mattina si sono vissuti attimi di tensione, con diversi abitanti che hanno inveito all'indirizzo delle tre figlie di Vania Lazzarato, la donna accusata dell'omicidio di Lombardi, barricate nella casa della nonna, sempre nel rione. Sono dovuti intervenire anche Carabinieri e Polizia locale per controllare che la situazione non degenerasse. “Non vi vogliamo”, “Andatevene”, “Non potete stare qui”, alcune delle frasi urlate. Le palazzine, molte con alloggi popolari, ospitano, insieme ad italiani e qualche immigrato, una nutrita comunità rom: famiglie che peraltro risiedono qui da decenni. Tutti ribadiscono come Vito Lombardi fosse una persona buona, “un galantuomo”, angariato da quella compagna, di cui si era innamorato, tanto da dividersi dalla moglie e dal figlio Marco, mandandoli via di casa.
Proprio il figlio, 22enne, è passato poco dopo mezzogiorno nel borgo, accompagnato dallo zio e da alcuni cugini. Dopo un breve colloquio con le forze dell'ordine, ha ricevuto le condoglianze di molti abitanti e, comprensibilmente, non ha voluto rilasciare nessuna dichiarazione. Per gli inquirenti il rapporto tra Vito Lombardi, Vania Lazzarato e Amedeo Bonan era difficile, con reciproci dissapori, in un contesto reso ancor più precario dal fatto che solo la donna guadagnasse qualcosa facendo saltuariamente le pulizie, mentre i due uomini, di professione operai, erano da tempo disoccupati. A carico dei due risultano anche dei precedenti per piccoli furti ed altri reati contro il patrimonio.
Per gli abitanti del quartiere, però, le colpe sono chiare: i conviventi di Lombardi, dopo avergli venduto gli elettrodomestici e lo scooter, l'hanno ucciso per appropriarsi l'appartamento. Secondo i racconti, il 46enne, nato a Caserta, ma da decenni trasferitosi a Treviso, e Bonan erano venuti alle mani pochi giorni prima dell'omicidio. Qualcuno, da un balcone, invoca la pena di morte. “Non potevano ammazzarlo qui, perchè sapevano che non l'avremmo permesso, e così l'hanno attirato lontano”, ripetono a Borgo Capriolo.
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