Sei anni e otto mesi di carcere a un operaio 37enne di Castelfranco
STUPRATA E MESSA INCINTA DAL PATRIGNO: CONDANNATO
L'uomo dovrà anche versare 92 mila euro di risarcimento
CASTELFRANCO VENETO – (gp) Abusi sessuali sulla figliastra di 12 anni fino a farla rimanere incinta. Per l'accusa pesantissima di violenza sessuale su minore, un operaio 37enne residente nella castellana, difeso dall'avvocato Alessandro Talarico, è stato condannato con rito abbreviato a sei anni e otto mesi di reclusione.
Il gup Silvio Maras ha anche disposto che l'uomo debba versare, a titolo di risarcimento danni, un totale di 92 mila euro alle parti civili costituite con l'avvocato Giuseppe Pio Romano. Nello specifico 60 mila euro alla vittima, 30 mila euro alla madre nonché ex compagna dell'imputato, e mille euro a testa per i due figli della donna. Rigettata anche la richiesta di modifica della misura di custodia cautelare: il 37enne rimarrà infatti rinchiuso in carcere.
Il caso venne alla luce a ottobre 2013 quando la ragazzina, divorata da atroci mal di pancia, venne portata in ospedale. «Sua figlia è incinta», disse un medico alla madre, dopo averla visitata. Si trattava di una gravidanza extrauterina: la 12enne pochi giorni più tardi perse il feto che aveva in grembo. I medici segnalarono però il caso ai carabinieri che andarono a sentire la ragazzina, che inizialmente disse di essere stata violentata da uno sconosciuto. Ma il suo racconto faceva acqua e così, dopo settimane di indagini, venne messa alle stratte e confessò che ad abusare di lei era stato il patrigno.
Il pm Giovanni Valmassoi, titolare delle indagini, ordinò così l'esame del Dna sul feto, l'unico in grado di dare esiti inequivocabili sulla paternità. E la risposta non lasciò dubbi: la ragazzina era stata messa incinta dal patrigno. Il "carnefice" della 12enne viveva nella sua stessa casa, era il nuovo compagno della madre. La Procura chiese e ottenne un'ordinanza di custodia cautelare in carcere del 37enne. L'uomo finì dietro le sbarre a Verona, in isolamento. Una decisione per evitargli le ritorsioni degli altri detenuti per i quali le violenze sessuali su minori meritano "giustizia sommaria".