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LE INTERVISTE DI RADIO VENETO UNO

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Il progetto di Veneto Contemporaneo coinvolge la nuova generazione di cantautori

I CANTI ALPINI E DELLA GUERRA SONO "I BLUES DELLE ALPI"

Domenica 27 sui colli Euganei, all'anfiteatro del Venda


Marco IacampoGALZIGNANO TERME - Veneto Contemporaneo in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale ha scelto di andare a recuperare le radici della musica popolare e di riproporre in una nuova veste “folk” i brani storici tramandati dall'inizio del secolo ai giorni nostri.
Domenica 26 settembre, lo spettacolo intitolato “I blues delle Alpi” sarà ospitato all'interno della rassegna En Plein Air che si svolge sui colli Euganei, a Galzignano Terme, nell'anfiteatro del Venda.

Cantautori, musicisti ed interpreti veneti di nuova generazione suoneranno e canteranno un repertorio composto da canti degli alpini e di montagna. Si cimenteranno con una scaletta che comprende letture musicate, storie di guerra e brani celebri della tradizione corale come “La Tradotta”, “Tapum”, “Sul Cappello”, “Sui monti Scarpazi”, “Stelutis Alpinis”. Sul palco del Venda si alterneranno Erica Boschiero, Marco Iacampo, Massimiliano Cranchi, Ulisse Schiavo, Alberto Muffato, Alberto Gesù, Alessandro Grazian, Ricky Bizzarro e Sergio Marchesini. Le composizioni saranno reinterpretate con nuove sonorità, prevalentemente chitarra e voce, con lo stile tipico dei cantastorie e del folk. L'evento sarà arricchito anche dalle testimonianze scritte della vita degli alpini in trincea durante la Prima Guerra Mondiale, lette dalla docente Irene Barrichello.

Perché trasformare i cori alpini e i canti di guerra in canzoni “blues”? Lo spiega Marco Iacampo, fondatore e direttore artistico di Veneto Contemporaneo: «Anche noi, in Veneto, in Italia, abbiamo i nostri blues. Queste canzoni, come quelle della tradizione afroamericana, sono nate in un periodo difficile. Nel nostro caso parlano spesso di guerra, ma senza inneggiarla mai. Sono canti di uomini che vivevano nelle trincee pensando alle loro donne, canti di donne che aspettavano il ritorno dei padri, dei mariti, dei figli. Si racconta l’accettazione del proprio destino, glorioso o sfortunato che sia».

L'evento è dunque l'occasione per soffiare via la polvere da questo “genere”, troppo spesso relegato nei confini della rievocazione, e renderlo parte integrante di una moderna identità culturale, legata al territorio, alle sue radici ma anche ai nuovi linguaggi: «Sono molti tra i nuovi artisti veneti gli estimatori della tradizione corale delle nostre montagne» spiega Iacampo «il nostro spettacolo porterà alla luce questa passione per la prima volta in forma collettiva. Perché Jack White può citare quando vuole il “suo” retroterra blues e noi no?» si chiede provocatoriamente «Perché ogni africano parte dalla tradizione per arrivare all’afrobeat?». Privati dell’aspetto corale i brani in scaletta manterranno la propria essenza legata alle vicende umane, una valenza che secondo gli organizzatori trascende il tempo e le modalità espressive. Caratterizzati da fortissima umanità e con la loro semplicità narrativa i canti di montagna rappresentano quello che in un’altra cultura è il “blues”. «Pensiamo che questa operazione contribuisca a valorizzare un patrimonio culturale che non ha senso collocare solo nel passato e che va condiviso con le nuove generazioni» conclude Iacampo «Sono canti necessari, che risvegliano la voce del tempo. Anche del nostro».

L'evento che sarà proposto domenica mattina sul Venda, in collaborazione con
Everywheregigs, è il frutto di una residenza di tre giorni che si è svolta dal 14 al 16 agosto al Rifugio Alpe Madre, una sede dal forte valore simbolico e dal grande impatto emotivo, situata di fronte a Col Moschin, luogo Sacro alla Patria. La località fu teatro delle battaglie che nel giugno 1918 coinvolsero la XI Armata dell'esercito austriaco e il IX reparto d'assalto dell'esercito italiano. È qui che gli artisti coinvolti nel progetto hanno dato vita alle loro nuove interpretazioni.

Veneto Contemporaneo nasce nel 2014 attraverso l’organizzazione di eventi itineranti. Il progetto, fondato da Marco Iacampo e Simone Fogliata, vuole promuovere e rappresentare una rete virtuosa, legata alla creatività, alle pratiche produttive della regione fornendo una nuova idea di Veneto, in grado di mettere in relazione le tradizioni locali con la cultura e il sapere mutevole del mondo globalizzato.