La Procura ha formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio
SCADALO NES: COMPIANO E IL CONSIGLIO A PROCESSO
Bancarotta fraudolenta per il patron, semplice per il cda
TREVISO – (gp) Dopo due anni di indagini, la Procura di Treviso ha presentato il conto a Luigi Compiano. Il pm Massimo De Bortoli ha infatti chiuso l''inchiesta e formalizzato la richiesta di rinvio a giudizio a carico del patron della Nes e dei quattro membri del consiglio di amministrazione. Bancarotta fraudolenta patrimoniale per distrazione è l'accusa contestata a Compiano per un importo di poco inferiore ai 36 milioni di euro. Ipotesi di reato alla quale si aggiunge quella di dichiarazione infedele dei redditi dal 2006 al 2012, per un importo che supera i 12,5 milioni di euro.
Per aver aggravato il dissesto della Nes Spa si avviano invece verso il processo Filippo Silvestri, Angelo Monti, Paolo Ricciardi e Fabrizio Ricoldi: secondo gli inquirenti non avrebbero fatto nulla per pretendere il pagamento di circa 8 milioni di euro di crediti vantati dalla società e, conoscendo il default della ditta di Silea già dal 2011, non ne avrebbero chiesto il fallimento che avrebbe potuto salvaguardare sia i dipendenti che i creditori. Accuse che a conti fatti, nella peggiore delle ipotesi, potrebbero tradursi al massimo in una condanna di poco superiore ai due anni di reclusione. Più probabile invece che i quattro membri del cda riescano a cavarsela, in caso di condanna, con una pena inferiore e comunque coperta dalla sospensione condizionale.
A rischiare grosso (fino a dieci anni di carcere) è invece Luigi Compiano. Le indagini a suo carico sono infatti proseguite anche per quanto riguarda le altre società del gruppo (La sicurezza, Assitel, Autocom e Istituto di Vigilanza Compiano), ma già solo quelle relative alla Nes prevedono pene elevate se venisse comprovata la sua colpevolezza. Su questo punto la Procura e la Guardia di Finanza hanno lavorato proprio per rendere l'impianto accusatorio a “prova di bomba”: oltre due anni di accertamenti che hanno portato a spulciare ogni singolo documento della Nes e a ricostruire “prelievi sospetti” risalenti fino a 18 anni fa (che comunque, a livello processuale, sono già prescritti per la stragrande maggioranza). Difficile insomma, secondo gli inquirenti, poter pensare di riuscire a smontare l'accusa.