TREVISO - La Catalogna serva d'esempio per il Veneto. E' il fondatore di Indipendenza Veneta, l'avvocato Alessio Morosin a tornare prepotentemente sul tema Indipendenza visto il risultato della comunità spagnola che alle regionali di domenica ha fatto registrare alla urne un netto successo dei partiti indipendentisti capaci di ottenere 72 seggi su 135 con quasi il 48% delle preferenze e una netta vittoria in 907 su 942 comuni chiamati al voto. Morosin, l'unico che politicamente si batte da sempre per la seprazione del Veneto dallo Stato italiano, attacca quelli che lui stesso definisce "falsi indipendentisti, che ora guardano e invocano la Catalogna ma che seguono le logiche di partito nazionale."
"Non c'è dubbio che quanto avvenuto in Catalogna sia estremamente importante soprattuto per noi che in Veneto crediamo nell'indipendenza del territorio dallo Stato italiano - le parole di Morosin intervenuto a Buongiorno Veneto Uno - La cosa che ci accomuna e ci trova in perfetta sintonia con Artur Màs, è che siamo in un momento di riforme e cambiamenti epocali. Gli stati del Novecento hanno finito la loro epoca, la loro storia. Bisogna dare spazio ai popoli d'Europa e a quelle realtà regionali, territoriali che hanno una identità forte come il popolo Catalano e il popolo Veneto. Questi due popoli hanno anche una storia istituzionale di autogoverno, di indipendenza e di sovranità che oggi vogliono riconquistare.
Quella della Catalogna, pur diversa, assomiglia molto alla storia del Veneto perchè questi due popoli che attualmente si trovano all'interno della Spagna e dell'Italia hanno titolo storico, valori identitari per perseguire l'autodeterminazione e arrivare all'indipendenza. E' sintomatico peraltro il fatto che in Catalogna vi sia una grande partecipazione popolare, come la loro festa "Diada" che qualche giorno fa ha portato in piazza qualcosa come due milioni di cittadini: un evento straordinario. Da noi questa partecipazione popolare non è ancora sviluppata, non è ancora sentita. Da noi si annaspa perchè siamo ancora guidati da figure assai sbiadite, mi riferisco ovviamente all'attuale governatore del Veneto, che pensano di dare un futuro ai nostri giovani del territorio questuando un'autonomia da Roma che non può nè, nè è convinta e nè ha la possibilità di dare: questo è il punto. Bisogna parlare di indipendenza e noi abbiamo molto da imparare dalla Catalogna... "
Anche se la mancanza della maggioranza assoluta non permette, secondo legge, di indire un referendum. Cosa che peraltro, in Gran Bretagna, è comunque avvenuta nonostante in Scozia non ci fosse una maggioranza del 50 per cento.
"Sto guardando con molta attenzione a quello che viene detto "il metodo Cameron". Bisogna dare spazio al voto, bisogna fare come Cameron, che ha ritenuto che la sovranità popolare non è un'affermazione retorica, ma è un dato reale, quindi è il popolo che deve decidere e nel caso era il popolo Scozzese. E quindi nel caso nostro è il popolo veneto che ha diritto di autodeterminarsi e quindi di pronunciarsi sul quesito che noi avevamo già presentato sulla legge 16 poi bocciata da una Corte Costituzionale che guarda al passato, che sta chiudendo lo Stato e le istituzioni in un recinto dove il potere è, diciamo, lontano dai cittadini. Consentire ai cittadini di esprimere e manifestare liberamente il loro pensiero sul tema dell'autodeterminazione per l'indipendenza è un fatto di civiltà e un fatto di democrazia, ed è quello che ha detto Artur Màs l'altro giorno: qui vince la democrazia, è la democrazia che deve vincere. L'Europa stessa non nascerà mai come realtà istituzionale se non daremo spazio ai popoli che costituiscono il cuore dell'Europa. Non con gli Stati risorgimentali, che stanno affossando l'Europa democratica, rendendola l'Europa diplomatica. Noi avremmo bisogno di un'Europa democratica, non diplomatica, o burocratica, abbiamo bisogo di un'Europa vicino ai cittadini."
Il Veneto però, rispetto alla Scozia o alla Catalogna, al momento concreto non sanno unirsi sotto il vessillo indipendenza. Perchè?
"Perchè alcuni populisti lodano la Catalogna ma poi non gliene frega proprio nulla. Mi riferisco tanto per essere chiaro, schietto e diretto, al governatore Zaia: a parole dice di essere a favore, ma è lontano, vorrei dire contrario, come ormai è evidente, a un processo di autodeterminazione del Veneto. Primo perchè nel suo programma al punto 9 non parla di indipendenza, ma di autonomia, e infatti lo vediamo questuare quotidianamente, battere i pugni sul tavolo per rivendicare l'autonomia, e ogni giorno gliene fregano di più, il che significa depredare risorse da parte dello Stato centrale a un territorio che sta già soffrendo tantissimo. Pensiamo solo alla sanità, 220 milioni di euro in meno, non sciocchezze, e lui batte il pugno sul tavolo; a me fa ridere uno che batte i pugni sul tavolo e ogni giorno di più sta perdendo autonomia della regione. Per fermare Indipendenza Veneta, Zaia si è messo a fermare l'indipendenza del Veneto perchè vuole mantenere il potere! Non è un caso che oggi sia il candidato premier per una Lega che cambierà nome, che ha intenzione secondo indicazioni di Salvini e di Maroni di chiamarsi Lega Italia. Questa è la verità che dobbiamo dire ai Veneti! - e poi conclude Morosin - Qui bisogna avere una visione nuova, una visione che guarda all'indipendenza: la Catalogna non parla più di autonomia e di devolution, parla di indipendenza, quindi di autodeterminazzione per tornare ad essere una realtà sovrana e indipendente, questo è il punto qualificante."