Il processo, dopo 15 anni di battaglie, dichiarato estinto
FALDA INQUINATA A QUINTO: MUORE ANCHE L'ULTIMO IMPUTATO
Italo Felice Costenaro era sotto acusa per disastro ambientale
QUINTO DI TREVISO - (gp) Dopo due richieste di archiviazione rigettate e l'imputazione coatta disposta a carico di due imprenditori lombardi, il caso dell'inquinamento delle falde acquifere e dell'aria a Quinto di Treviso rimarrà senza colpevoli. Lo scorso febbraio il gup Silvio Maras aveva disposto il non luogo a procedere nei confronti di Fabio Brembilla, perchè il reato era stato dichiarato estinto in quanto l'imputato era deceduto, e aveva rinviato a giudizio Italo Felice Costenaro per disastro ambientale. Ieri mattina era prevista la prima udienza del procedimento penale ma anche Costenaro, malato da tempo, è deceduto. Il giudice ha quindi diposto il non luogo a procedere anche per lui, di fatto mettendo la parola fine al processo che aveva visto la luce dopo 15 anni di battaglie legali.
Il Comune di Quinto di Treviso, rappresentato dall'avvocato Federico Vianelli, si era costituito parte civile ipotizzando, in caso di sentenza di condanna, di ottenere un cospicuo risarcimento danni. Era stata proprio l'amministrazione a presentare opposizione all'archiviazione sostenendo di avere la conferma di essere “in presenza di un vero e proprio disastro ambientale, con l’ulteriore elemento di novità rappresentato dall’aver rilevato la presenza di inquinamento atmosferico (in particolare, oltre ad altre sostanze tossiche, l’amianto), oltre al già rilevato inquinamento della falda acquifera” causato da due discariche situate nel comune di Paese.
L'emergenza a Quinto era scattata per la prima volta nel 2000. Le analisi sull'acqua prelevata dalla falda con i pozzi fino a 50 metri di profondità avevano accertato la presenza di "3sec-butil-metiluracile", un prodotto della degradazione del principio attivo del diserbante "bromacite". Per trecento famiglie residenti tra San Cassiano e la sede municipale era scattata l'immediata serrata dei rubinetti: vietato bere o utilizzare l'acqua di falda che risultava altamente inquinata.
Contemporaneamente erano state avviate le indagini per chiarire l'origine dell'inquinamento, poi individuata nella discarica Tiretta di Padernello. La sostanza inquinante si era diffusa attraverso la rottura del telo di impermeabilizzazione del fondo della discarica. Attraverso la rottura, il percolato era finito nel terreno e, con il trascorrere del tempo, aveva attraversato gli strati superficiali raggiungendo e inquinando la falda acquifera anche di Quinto. Nel frattempo, per dare acqua potabile alle trecento famiglie, il Comune aveva dovuto costruire l'acquedotto per un costo di quasi 1,5 milioni di euro, di cui 255.407,66 euro a carico del bilancio comunale.