La Procura costretta a chiedere l'archiviazione del fascicolo
CASO PROFUGHI A QUINTO: LE VIOLENZE RESTANO IMPUNITE
L'unica ipotesi di reato era di manifestazione non autorizzata
QUINTO - Gli atti di violenza avvenuti nella notte tra il 15 e il 16 luglio scorsi a Quinto di Treviso, dove circa un centinaio di profughi era stato sistemato in una palazzina di via Legnago, rimarranno impuniti e senza colpevoli. All'indomani degli scontri in cui era stata sfondata la porta di un appartamento ed erano stati dati alle fiamme mobili, reti, materassi e televisioni, e a seguito dei quali due operatori della cooperativa (che si occupa tuttora dell'accoglienza dei profughi alla caserma Serena) avevano deciso di rassegnare le dimissioni per evitare di essere aggrediti ancora dopo che era stato impedito loro di consegnare i pasti ai migranti, tutta Italia aveva parlato della situazione al limite che si era venuta a creare.
Sul tavolo della Procura di Treviso però non è arrivato nulla di tutto ciò. O meglio, l'unica ipotesi di reato per cui si è proceduto è stata quella di manifestazione non autorizzata, e in mancanza di elementi per identificare gli autori, il pm che aveva in carico il fascicolo ne ha chiesto l'archiviazione. A livello penale insomma quelle scene riprese dai telefonini dei presenti e postate su tutti i social network, oltre che essere state mandate in onda dalle televisioni e messe online dai quotidiani, non verranno perseguite.
Eppure sembrava che per i presunti responsabili si profilassero guai seri. “Capiamo le proteste dei residenti – avevano affermato i legali della cooperativa, della proprietà dello stabile e del vigilante aggredito – ma questi atti di violenza, soprattutto contro delle persone che si mettono a disposizione degli altri, sono inaccettabili”. Parole pronunciate annunciando l'imminente deposito della denuncia. Le tipologie di reato ipotizzate erano diverse, alcune chiare mentre altre in via di definizione: si andava dal danneggiamento aggravato alla violazione di domicilio, dall'occupazione abusiva all'incendio doloso, passando per le più gravi di devastazione e saccheggio oltre a quella di lesioni aggravate.
Per evitare di scaldare ulteriormente gli animi, le vittime di quelle scene di violenza avevano poi deciso di non sporgere denuncia, lasciando che gli inquirenti indagassero per i reati procedibili d'ufficio. Qualcosa però non è andato come si sperava, e le notizie di reato arrivate in Procura si sono limitate, appunto, alla sola manifestazione non autorizzata per la quale non ci sarebbero elementi di prova tali da poter sostenere un'accusa.