Treviso, erano diretti a Malta, nuova base dello jihadismo
TRE SIRIANI ARRESTATI AL CANOVA: DOCUMENTI FALSI
Subito rilasciati ed espulsi su ordine della magistratura
IL PROCURATORE DALLA COSTA: "ABBIAMO ESEGUITO LE PROCEDURE DI LEGGE"
Aadel Alaayad e i fratelli Husain e Rudohan Mohamad Alkhalaf potrebbero non essere già più in territorio italiano. I tre siriani, arrestati domenica 15 novembre all'aeroporto Canova di Treviso perché trovati in possesso di passaporti greci risultati falsi, sono stati infatti trasferiti al CIE di Bari per essere rispediti nel territorio in cui sono stati identificati la prima volta e dove hanno chiesto asilo, ovvero la Grecia. “Sono stati trovati in possesso di documenti falsi e per questo arrestati – ha dichiarato il procuratore Michele Dalla Costa - Dopo l’identificazione, non è risultato alcun loro collegamento con atti delittuosi e quindi la procedura che abbiamo seguito la procedura prevista dalla legge che definisce che per questo genere di reati non è previsto il carcere. Per questo la Questura ha provveduto alla loro immediata espulsione dal territorio italiano”. I tre siriani erano arrivati a Treviso seguendo la cosiddetta “rotta balcanica”. Dopo aver ottenuto in Grecia il lasciapassare di sei mesi, avevano raggiunto l'Austria passando per Turchia e risalendo fino alla Slovenia. Lo stesso tragitto percorso dagli altri quattro siriani fermati tre giorni più tardi, rispettivamente il 17 e il 18 novembre, negli aeroporti di Orio al Serio e di Ciampino. A differenza di quanto accaduto a Treviso, le Procure di Bergamo e Roma hanno trattenuto in carcere i quattro siriani in attesa che si celebri il processo per direttissima, che si terrà a fine mese dopo la richiesta di un termine delle rispettive difese. Il loro destino sarà comunque lo stesso dei tre arrestati a Treviso: verranno tutti espulsi. Le indagini degli inquirenti comunque continuano. Pur non essendo collegati con gli attentati di Parigi, i sette siriani potrebbero infatti aver ottenuto i passaporti falsi da una medesima organizzazione che, in cambio di denaro o di promesse di collaborazioni in attività criminali, li potrebbe reclutare. Fa riflettere poi che tutti avessero come destinazione Malta, riconosciuta come nuova base jihadista.