CONEGLIANO - Dopo il primo pronunciamento del giudice nei confronti di uno dei quattro componenti della “banda dei fantasmi”, è arrivata anche la seconda condanna. Riguarda Sirian Brahelica il quale, difeso dall'avvocato Fabio Crea e attualmente agli arresti domiciliari, ha patteggiato due anni e due mesi di reclusione. A metà dicembre, probabilmente con la stessa pena, chiuderà i conti con la giustizia anche Genc Hisbajrami, il terzo albanese acciuffato dagli inquirenti a Torino (così come Brahelica) dopo essere stato rimesso in libertà dal giudice Angelo Mascolo due giorni dopo l'esecuzione dell'ordinanza di custodia cautelare. Patteggiamenti che si vanno ad aggiungere a quello a due anni e nove mesi rimediato lo scorso aprile da Blenar Gjinai, ritenuto il responsabile della rapina ai danni di un 66enne di Santa Lucia di Piave (era stato riconosciuto dalla stessa vittima) e di altri 4 furti. Si tratta della banda di albanesi, dedita a colpi in abitazione, che aveva seminato il terrore nel coneglianese. Gjinai è stato l'unico a rimanere dietro le sbarre mentre i tre complici (tra i quali Alfred Kadiu, l'unico latitante e considerato la spalla di Gjinaj per la rapina di Santa Lucia di Piave), erano infatti stati scarcerati nell'ottobre dello scorso anno.
A inizio marzo la Polizia di Torino aveva arrestato Genc Hisbajrami mentre guidava senza patente per la città. Qualche settimana più tardi la polizia municipale del capoluogo piemontese, a seguito del controllo di un’Alfa 147, si era imbattuta in Sirian Brahelica, che era stato fermato con parte della refurtiva ancora in mano mentre usciva da un compro oro di San Vendemiano assieme a Hisbajrami. Episodio che aveva permesso ai carabinieri di sgominare la banda nell'ottobre dello scorso anno. Gli uomini della municipale di Torino si erano insospettiti per la patente che l’albanese aveva esibito e avevano deciso di portarlo nei loro uffici. Dopo un esame attento avevano accertato che il documento era contraffatto e che quindi l'albanese andava denunciato a piede libero per il reato di contraffazione e uso di atto falso. Ma grazie al foto segnalamento, avevano potuto accertare che su di lui pendeva il provvedimento emesso dal Tribunale del riesame di Venezia. Sentenza sulla quale anche la Corte Suprema di Cassazione aveva messo la parola fine circa la necessità di arrestare i componenti della banda che erano finiti in manette il 23 ottobre 2014 con l’operazione “Shadows”, portata a termine dai Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Conegliano.