Copie a tiratura limitata e mostra itinerante per l'anniversario
SCHIESON TREVISAN, TRE SECOLI DI PRONOSTEGHI ED IRONIA
Il celebre foglio in lingua veneta è il più antico lunario d'Europa
Il primo a pubblicarlo fu, nel XIX secolo, un prete agronomo di Casacorba. Il nome deriva da "s-cieson", termine in lingua veneta con cui viene indicato popolarmente il "Celtis australis" o bagolaro: un grande albero di questa specie si ergeva nella piazza davanti alla chiesa e alla sua ombra la gente del paese si radunava per discutere. Ma con le fronde di questo albero si ricavano delle fruste, tuttora pregiate: un richiamo al modo di fustigare, pur con bonarietà, costumi e vizi.
A dare notorietà al calendario (adottando anche la dizione Schieson trevisan) fu Giovanni Pozzobon, che lo pubblicò per 42 anni (identificandosi a tal punto che il figlio era soprannominato Schiesoncin e la moglie Schiesona). Fu lui ad introdurre l'elemento distintivo che decretò il successo dell'almanacco rispetto ad altri simili: il pronostego in versi sull'anno venturo. Nella sua storia, lo Schieson, come ricorda Lino Bianchin, può vantare di aver previsto la fine della Repubblica Serenissima nel 1797 e la caduta del Muro di Berlino nel 1989.
In totale si sono alternati 41 "curatori". Gli ultimi cinque, nel Novencento sotto lo pseudonimo di Bepo Gobo da Casier, tra cui alcuni nomi celebri della cultura trevigiana: dal poeta Augusto Serena a Gino Tomaselli "Caffè nero", a Bepi Maffioli, fino ad Emanuele Bellò, che proprio con questa edizione festeggia a sua volta i trent'anni di compilazione. Ogni autore, peraltro, sceglie il suo successore e l'incarico è a vita (salvo "abidicazione").
Negli anni è stato tradotto e distribuito anche in Francia, Germania, Spagna. E tuttora viene richiesto in varie parti del mondo, soprattutto in America latina, dalle comunità di emigranti trevigiani. Tirato in circa centomila esemplari, si stima venga letto ogni anno da almeno 900mila persone. Forse non viene consultato più per conoscere l'alternarsi delle fasi lunari e dunque i periodi favorevoli per le semine o l'imbottigliamento del vino, ma mantiene una sua attualità, ad esempio - come spiega Daniele Grillo, presiente della Sit, la società che lo edita - per le indicazioni dei prodotti di stagione, oltre che per la curiosità dei proverbi e dei motteggi. Sempre composti non con sarcasmo, ma con l'ironia bonaria tipica del carattere trevigiano. A conferma della capacità di rimanere al passo con i tempi, lo Schieson è anche sbarcato su Facebook.
E per celebrare il trecentesimo anniversario, è in programma anche una mostra itinerante con una cinquantina di edizioni storiche. Prima tappa, all'osteria Al Piave di Ponte di Piave. I più rari? Oltre a quelli delle origini, quelli degli anni della Grande guerra: data la penuria di carta, le copie di quel periodo furono quasi tutte utilizzate per confezionare gli scaldavivande per i soldati.